(Pubblicato sul numero 4 del mese di giugno 2018 de ‘L Gavason -Periodico della gente di Ozegna- di Emanuela Chiono e foto di F. Rava)
Come in tanti dovrebbero sapere, quasi cento anni fa (per la precisione il 4 novembre 1918) ebbe termine la Prima Guerra Mondiale. Volendo inserirsi nel filone delle celebrazioni di questo evento, andando però un po controcorrente, il Gavason ha scelto la data del 24 maggio (quando il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti…) per ricordare la fine di una guerra parlando di pace. Era questo, infatti, il tema della partecipata conferenza tenutasi appunto giovedì 24 in Chiesa Parrocchiale e che ha visto come relatori il vescovo emerito di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi, il cui impegno per la pace è arcinoto (è stato per anni Presidente nazionale e poi internazionale di Pax Christi e ha vinto il Premio Internazionale dell’Unesco per l’Educazione alla Pace), e Carlo Maria Zorzi, attuale Direttore del settimanale diocesano Il Risveglio Popolare, che vanta lunghi anni di impegno come volontario in scenari caldi del nostro pianeta (Africa subsahariana, Haiti).
Moderatore della serata Enzo Morozzo. Il primo ad intervenire è stato il Direttore del Risveglio, che ha esordito con il proverbio “C’est l’argent qui fait la guerre” (è il denaro che fa la guerra), rilevando come non sia contemplata l’espressione opposta, ovvero “C’est la guerre qui fait l’argent”, come dire che dove regnano i conflitti non esiste benessere. Questo gli ha consentito di agganciarsi alla sua esperienza di volontariato in terre dove la violenza la fa da padrona, creando ostacoli ad un miglioramento delle condizioni economiche e sociali. Anche Zorzi ritiene valida l’espressione « Aiutiamoli a casa loro », non però nel senso che ad essa danno gli xenofobi, interpretandola come un invito a rispedire gli stranieri nelle terre di origine, bensì come esortazione ad intervenire in modo costruttivo ed efficace nelle zone più povere del mondo, aiutando gli abitanti a crearsi un futuro più vivibile. Un aforisma di Confucio dice: « Se dai un pesce a un uomo lo sfamerai per un giorno, se gl’insegni a pescare lo sfamerai per tutta la vita » e, secondo il Direttore del settimanale diocesano, è proprio così: infatti, egli ha messo l’accento sull’importanza per i Paesi poveri dell’istruzione e dell’educazione; nel caso specifico istruzione che fornisca le competenze per avviare delle attività e educazione che li aiuti a svincolarsi dalle ideologie che vedono come intrinseche alla natura di certi popoli le lotte fra etnie, tribù e clan.
La parola è poi passata a Monsignor Bettazzi, il quale, prendendo spunto dalla preghiera del Gloria, ha sostenuto che le parole pronunciate dagli angeli nella notte di Natale e tramandateci nella forma “pace in terra agli uomini di buona volontà”, vadano lette come “pace in terra agli uomini nati dalla buona volontà di Dio”; dunque la pace è un diritto universale, ma -ha proseguito il Vescovo emerito- anche un dovere universale, da mettere in atto nella quotidianità e nelle relazioni interpersonali in famiglia, nei luoghi del lavoro e del divertimento. Le parole di Mons. Bettazzi mi hanno fatto immediatamente pensare ad una realtà assai attuale: la frequentazione nociva del web da parte di molte persone. Ormai quasi tutti hanno accesso alla rete e quindi possono dare risonanza alle loro opinioni in modo educato e civile (pochi) o in maniera grossolana e violenta (troppi). Un esempio pessimo in questo senso ci è dato da alcuni dei nostri uomini politici, che, in mancanza di idee, si appellano all’invettiva, all’aggressività e al dileggio degli avversari per raggiungere notorietà e potere. Ecco, chi pensa di poter governare così non rende un buon servigio alla nazione italiana.
Tornando a Mons. Vescovo, egli ha proseguito esortando i presenti a compiere sempre azioni di pace, che non devono essere necessariamente eclatanti e a vasto raggio: come i mattoni messi uno accanto all’altro costruiscono solide case, piccoli gesti di pace a livello individuale possono edificare una solida pace generale. Alle parole dei due conferenzieri hanno fatto seguito alcuni interventi da parte del moderatore e del pubblico e poi la serata si è chiusa in un arco di tempo ottimale (un’ora circa) che ha offerto ai relatori uno spazio di intervento adeguato, senza cali di attenzione da parte del pubblico, che possono verificarsi laddove gli interventi si dilatino troppo come durata.
In conclusione rivolgo il mio ringraziamento a Mons. Bettazzi (sempre in forma eccellente nonostante i 94 anni compiuti) e al Direttore Zorzi, per aver centrato così bene lo spirito e gli intenti della serata. Un grazie a tutti quelli che, partecipando, dimostrano di gradire le iniziative del Gavason e ci spronano a continuare, nonostante il quasi mezzo secolo di attività dell’Ente. E un grazie speciale a don Luca che, nonostante i numerosi impegni, è stato presente alla serata e ci ha ospitati nella Chiesa Parrocchiale.