Uno dei grandi artisti italiani viventi, lo scultore Adelfo Galli, si è cimentato anche con la figura di Dante. Nel febbraio del 2015, il saggista e insegnante Franco Nembrini gli chiese di realizzare una statua di Dante “intero”, cioè in tutta la sua figura, ma soprattutto con Beatrice: “Non è concepibile Dante, senza Beatrice”.

Ne nacque un capolavoro. Un originale in argilla, la materia amata da Galli, riproducibile in solo sette copie, posizionabili in scuole e istituzioni, che mostra Dante che si scopre il capo, stupefatto e commosso di fronte alla bellezza di Beatrice che gli si fa incontro nel XXX Canto del Purgatorio.

Nell’occasione della posa del complesso scultoreo a Bergamo, negli interventi delle autorità fu richiamata la celebre frase – “La bellezza salverà il mondo” – che Dostoevskij fa pronunciare al principe Myškin nel romanzo “L’idiota”. Ultimo a intervenire il vescovo Francesco Beschi, che iniziò, sorprendendo i presenti, ricordando il suo recente pellegrinaggio ad Auschwitz, dove era rimasto impressionato dal fatto che nelle case delle SS erano esposte numerose opere d’arte e che organizzavano concerti di pregevole musica classica.

Nel recente film “La zona d’interesse” si descrive la vita del comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e della sua famiglia nella elegante e ordinata villa adiacente al campo dell’orrore. Un giardino curato e ricco di fiori e una casa funzionale e moderna, che solo un alto muro separano dalle baracche della morte e dai forni crematori. La sofferenza e la disperazione, il male e la morte, nell’indifferenza e nella distrazione, nella totale insensibilità e incoscienza umana.

Monsignor Beschi concluse il suo intervento sottolineando che “se la bellezza non diventa amore non salva il mondo e non serve”. C’è una Bellezza sola (con la B maiuscola), quella di Dio. La Bellezza è quella di Cristo, che contempliamo nella settimana autentica che stiamo vivendo.

L’opera di Galli ci insegna che “la vita è un incontro”, che l’uomo e la donna si realizzano nella relazione con l’amata e l’amato, in “un cammino d’amicizia fino all’amicizia finale con Dio in Paradiso”.

L’opera, chiamata “El Dante” può essere ammirata nel cortile del Patronato San Vincenzo di Bergamo, dal 1927 opera di carità per i piccoli e i più poveri, a ricordarci che il bello deve e può produrre il bene.