“Allora vuol dire che dobbiamo farlo noi!”. Di fronte ai falliti tentativi di accoglienza di un amico prete, indebolito nella mente e nel morale, il medico conclude che il sacerdote ha bisogno di una comunità, e non solo di vivere con un altro prete, come già avvenuto nei falliti esperimenti. Maurizio e Mariagrazia, sette figli d’amore e d’affido, coinvolgono i loro più cari amici, don Carlo, Roberto ed Emanuela, Cecilia e Leo. Immaginano una casa dedicata a presbiteri con difficoltà di diverso genere e gestita da famiglie.
Quando illustrano, timorosi, il loro progetto a don Massimo Camisasca, allora superiore della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, questi si illumina: aspettava proprio questo per alcuni sacerdoti a lui noti. Li mette in contatto con altri amici dedicati all’accoglienza e con una psicologa, affinché veglino, nel cammino ancora incerto, sulle tre famiglie. Uno dei sacerdoti della Fraternità sacerdotale di San Carlo, don Antonio, diventa visitatore regolare dei loro incontri.
Ancor più trepidanti si rivolgono al vescovo di Como, la loro diocesi. Monsignor Coletti li incoraggia e li sostiene: “Questa casa è suscitata dallo Spirito!”.
La ricerca della casa è molto difficile. Finché un amico segnala l’ex seminario di don Orione a Buccinigo d’Erba: la mancanza di vocazioni lo ha reso disabitato. La proposta colpisce gli Orionini che danno credito a questa modalità originale di aiutare i preti in difficoltà e permette loro di destinare l’ex seminario ad un’opera al servizio della Chiesa.
Le famiglie e don Carlo iniziano a vivere lì proprio con l’amico che è stato strumento per iniziare questa avventura e decidono di chiamare l’associazione “Casa Simone di Cirene”. Il personaggio evangelico, infatti, rappresenta il desiderio delle tre famiglie di servire Gesù nei sacerdoti che dal 2014 sono stati accolti e ospitati. C’è chi è tornato alla vita ministeriale e chi non ce l’ha fatta, ma per tutti e tra tutti è rimasto un legame profondo, che ha a che fare con la nostalgia del paradiso.
Il tempo passa, l’impegno continua, la letizia cresce.
“Prenditi cura del mio corpo e io mi prenderò cura di te” (Gesù a Santa Caterina).