Sono nato a Venegono, piccolo paese in provincia di Varese, noto per il seminario diocesano, il castello dei missionari comboniani e la famiglia dei conti Caproni. L’ingegner Gianni Caproni, famoso in tutto il mondo, scoprì personalmente che la sua foto campeggiava a Washington nello studio presidenziale di fianco ad una che raffigurava i fratelli Wright. “Le ho trovate qui, il presidente Roosevelt le ha lasciate per l’intera durata della guerra, e io non le ho rimosse. Voi due siete i creatori dell’aviazione mondiale e l’America ve ne rende onore”, spiegò il presidente Truman ad un sorpreso Gianni Caproni.
Quando tornavo in Italia dall’Uganda, per le ferie, trovavo regolarmente una busta nella cassetta delle lettere. Margherita e Lino, fedelmente, mi consegnavano una piccola cifra. Li incontravo andando o tornando da messa, sempre insieme, con il passo svelto di chi ha da fare. I 5 minuti sulla strada bastavano per una stretta di mano e per raccontare le avventure d’Africa. Mani dure e callose, mani di lavoratori: lui muratore e lei casalinga, capivano subito le sofferenze e le fatiche dei popoli d’Africa. Venuti dal Veneto, avevano tanto sofferto per malattie in famiglia e fatiche dei figli. Eppure, spontaneamente avevano sempre qualcosa da dare per la missione di aiutare i bambini e le famiglie povere. La busta portava il mio nome scritto con quella calligrafia incerta e inconfondibile, che si imparava una volta alle elementari. Così per tanti anni. Rientrato dall’Uganda, era venuta a mancare l’occasione della busta, ma si manteneva la chiacchierata, tornando da messa. Sempre ammirati e curiosi.
Poi, per un lungo periodo, li ho persi. Finché la settimana scorsa ho letto l’annuncio della morte di Lino. Una malattia sistemica se l’è portato via in 8 mesi, vissuti nella semplicità della vita precedente. Da muratore, abituato alla fatica e alla stanchezza, e da cristiano, spegnendosi, attorniato dai figli e da Margherita, con lo sguardo volto al cielo, sospirando l’Ave Maria per tutta l’ultima notte.
Il mio libretto delle ore non è importante come lo studio ovale, ma l’immaginetta di Lino si accompagna, nella stessa pagina con quella del mio santo, San Filippo Neri. Entrambi per me esempio di santità: ad entrambi la mia devozione.
Filippo Ciantia