(Fabrizio Dassano)
Il ventitreenne A.D. è un ragazzo di Ivrea che per varie ragioni ha spesso a che fare con la Cina: durante un recente incontro, mi ha raccontato le impressioni del suo ultimo soggiorno a Foshan, nella provincia di Guangdon.
Con l’estrema possibilità di viaggiare, ha avuto modo di conoscere quel Paese che spesso giudichiamo confusi tra vecchi luoghi comuni e nuove paure della potenza emergente, ciò che non ci consente di capire molto della vita quotidiana di quella gente. L’informazione che si dà in Occidente e in Italia della Cina è un’immagine viziata da quel modo di osservare tipico dell’etnocentrismo mediatico. Vale a dire che se noi vediamo qualcosa che a prima vista non ci piace o più semplicemente che non comprendiamo, prendiamo la via più comoda: lo si ignora. Al contrario vi è anche il rischio opposto: quello di idealizzare un mondo diverso dal nostro e crederlo necessariamente migliore solo in quanto differente. La verità, come in tutte le cose, sta sempre nel mezzo.
Foshan era già abitata più di 2mila anni or sono. Nel 628 d.C. furono trovate tre statue in bronzo del Buddha, da cui la città prese il nome. Durante il periodo Song (960-1279) Foshan era un rinomato centro per la produzione di porcellane, di oggetti fusi e di tessitura in seta.
Il monumentale tempio di Zumiao risale alla seconda metà del secolo XI e fu restaurato nel 1372: è dedicato all’imperatore del Nord, Signore delle Acque. È composto dal “Palazzo Antistante” (Qian Dian), dal “Palazzo Principale” (Zheng Dian), dal “Palazzo dei Festeggiamenti della Verità” (Qingzhen Lou), dal “lago del Broccato Profumato” (Jinxiang Chi) e dal “terrazzo delle Diecimila Felicità” (Wanfu Tai). Agli occhi di un giovane italiano, malgrado i suoi oltre 7 milioni di abitanti la città ha un dinamismo inimmaginabile, soprattutto per l’efficienza delle agenzie a disposizione di chi vuole fare imprenditoria in Cina. Le persone che occupano posti di rilievo in ogni settore sono giovani. In Italia è tutto il contrario: sembra che ci siano solo persone mature a lavorare, e non soltanto nei ruoli-chiave. La logistica delle persone e delle merci in Cina è poi qualcosa di incredibile: la velocità con cui viaggiano nel mondo è pazzesca. La burocrazia c’è ma è estremamente veloce. Si vive nei grattacieli antisismici che sono diventati paesini in verticale. Sotto il grattacielo c’è tutto: supermarket, palestra, ristoranti, massaggiatori. Spesso si fa una cena normale con gli amici e poi si va a fare il dopo cena all’esterno, dove i marciapiedi sono invasi da bancarelle che cuociono carni e altre prelibatezze sul momento. Quello è il classico dopo cena.
Certamente, questo processo di modernizzazione non è stato tutto rose e fiori: quando il Governo decise di urbanizzare i villaggi, alcuni che non volevano lasciare la propria modesta abitazione, poterono scegliere di restare, ma il mattino dopo si trovarono tutte le case fiancheggianti distrutte, circondati da ammassi di macerie e mostruosi cantieri. Quindi anche i più irriducibili dovettero firmare e ottenere un nuovo e più angusto alloggio. Si mantennero solo i vecchi centri storici. Le linee di metropolitana non si contano, tutto è studiato per potersi muovere in efficienza.
Foshan è una città millenaria molto bella che è diventata una metropoli pur mantenendo il verde dei giardini e dei templi millenari. La cosa che stupisce di più è che nella notte la città è viva come di giorno: locali e negozi aperti, traffico nelle strade, i cinesi non si fermano mai.
Secondo A.D., la cosa che conquista di quel Paese è il cibo: si mangia davvero bene a qualunque ora e in qualunque posto! La Repubblica Popolare Cinese è fondata sulla gastronomia e sul lavoro!