Lo consideravano un giovane di buone speranze. Si sentiva più un orientalista ed un viaggiatore. La passione e la curiosità intellettuale per l’Algeria e la Tunisia lo dominavano. Era a Castiglione delle Stiviere con una precisa missione. Napoleone III doveva riceverlo e ascoltare i suoi progetti commerciali: gli servivano finanziamenti. Sognava l’imperatore che, sulle orme di Carlo Magno, rifondava il Sacro Romano Impero. Ginevrino e calvinista, vedeva Napoleone vittorioso, strumento della Provvidenza divina.
Si affacciò al balconcino della stanza della villa delle sorelle Pastorio dove era ospite. Quello che vide segnò per sempre la sua vita e tutti noi, fino ad oggi. Decine di feriti e moribondi affollavano la piazza e le strade. Luigia e Carolina Pastorio erano in mezzo a quella folla straziata, tra lamenti, urla, mosche e sangue. Erano vestite di bianco. Tutta Castiglione in poco tempo era invasa da questa folla di corpi straziati di generali e soldati che arrivavano da Solferino. Le donne di Castiglione si erano unite alle due sorelle e al parroco. Quella scena di disperazione e cura lo trascinò e si trovò al fianco di quelle donne, i cui abiti bianchi erano intrisi del sangue dei feriti. La sua abilità di organizzatore trasformò il paese in un ospedale da campo. Quei giorni si curarono persone, non combattenti o nemici, francesi, italiani e austriaci.
Henry Dunant, profondamente turbato da quel macello e impressionato dalla risposta della gente da lui guidata, abbandonò le pretese del suo scritto celebrativo dell’imperatore, e scrisse “Un ricordo di Solferino”, fondò la Croce Rossa nel 1863 e fu insignito del primo premio Nobel nel 1901.
La Croce Rossa, la grande opera a favore di chi soffre, è malato ed è ferito, in guerra e nelle catastrofi, nasce nella città di San Luigi Gonzaga. Le sorelle Pastorio ne erano molto devote, come le donne di Castiglione. Fu facile per loro seguire il genio di Dunant nell’organizzare i soccorsi.
Nella piazza del Duomo di Castiglione c’è un monumento alle donne eroiche, che, come San Luigi, si presero cura dei feriti e dei moribondi.
Dunant morì in povertà e fu sepolto in una fossa comune a Zurigo. Sul suo cenotafio vi è una pietà, come quella di San Luigi e di Cristo.