Qui a Roma vivo in una struttura che ospita una cinquantina di studenti universitari diversissimi tra loro, dagli eterni fuori corso ai dottorandi in astrofisica; c’è di tutto. Tutti però faranno o stanno facendo del momento della laurea un punto cardine della propria vita, un miraggio concreto vicino e faticoso o un vago desiderio inculcato come fantasma che aleggia sulle serate di divertimento. Raccolgo alcune loro voci; impressioni, sensazioni, ansie e agitazioni di chi si è già trovato a due passi dalla laurea.

Perché l’interrogativo è sempre il solito: e dopo?

Fra le tante voci, mi colpisce quella di Pietro che ha finito la magistrale in storia l’anno scorso e ora punta al dottorato. Merita questo intero spazio.

18 settembre 2022: mancavano due giorni alla discussione della tesi. Non avevo idea di cosa aspettarmi. Sentivo un senso di nausea, ma anche un’inaspettata allegria: questo capitolo della mia vita stava per concludersi. Anni di notti insonni, appunti e tazze di tè si riducevano a quelle ultime ore. E se mi fosse sfuggito qualcosa? Mi confortava pensare che tutti in famiglia erano sopravvissuti alla loro discussione. Avevo studiato, mi ero impegnato, dovevo solo fidarmi di me stesso. Qualunque cosa accadesse, ero arrivato al traguardo. La laurea era importante, e l’esame solo l’ultimo ostacolo. Avevo ripassato il progetto di tesi, preparato il discorso. Ero pronto? Non credo, ma ero abbastanza incosciente da pensarle: “Eccomi, son qui”.

15 luglio 2024: di nuovo in quel vortice di emozioni. Solo due lune alla discussione della tesi magistrale. Questa volta sarebbe stata la laurea definitiva. Sentivo di essere su un ponte tra il presente e il mio obiettivo: diventare docente. L’idea di stare davanti a una classe, aiutare gli studenti, alimentare la loro curiosità mi spronava. Nei momenti di sconforto, mi ripetevo: perché lo fai? Dopo tanto discernimento, la risposta era sempre la stessa: per i miei futuri studenti. Insegnare non è solo trasmettere conoscenze, ma comunicare, creare un ambiente positivo, valorizzare ogni studente. Il sistema educativo ha le sue difficoltà, e non ho la presunzione di cambiarlo, ma so che questa è più di una carriera: è una vocazione. L’istruzione è un modo per lasciare un segno. Il viaggio sarà lungo, ma entrare in classe per la prima volta ripagherà ogni sforzo. Chiudevo questo capitolo con fiducia. Era solo l’inizio di un impegno per la vita. Si ricomincia sempre dalla fine.