Carla Zanetti Occleppo: “Rivivo e rivedo perfettamente ogni momento”

IVREA – Correva l’anno 1969 quando, la sera del 16 febbraio, incominciò la mia avventura di Mugnaia dello Storico Carnevale di Ivrea.

Cinquantuno anni fa! Quante cose e quanti avvenimenti, piacevoli o meno, sono passati da allora nella mia vita! I ricordi sono ormai un po’ sbiaditi, ma, da quando mi hanno chiesto di scrivere le mie memorie di Violetta, tornano ad affiorare sempre più nitidi e vedo una donna giovane, neanche trentenne, con una bella bimba di poco più di un anno e mezzo che, quando fu messa per un momento sul carro dorato con la mamma, scoppiò a piangere disperatamente. Vedo la mia mamma, a sua volta indimenticabile Mugnaia del 1938, tutta agitata nei preparativi e nell’elargirmi i suoi buoni, e non sempre ascoltati, consigli. E rivedo il mio possente Generale, l’amico Stefano Strobbia, a cui vanno tuttora la mia gratitudine e il mio pensiero affettuoso.

Vedo tante persone e cose, in un turbinio di avvenimenti che si succedevano quasi senza soluzione di continuità: ricevimenti, caramelle, sorrisi, cioccolatini, strette di mano, mimose, applausi, musica, odore di arance, l’aiutante (l’impareggiabile Pierfausto Cavallo) sempre alle costole con i suoi ufficiali… Rivedo la casa e il giardino perennemente invasi… Ricordo che, quando squillava il telefono, Pierfausto alzava la cornetta dicendo “Pronto, Cavallo”… e rivedo la faccia, tra il contrito e il divertito, di mio marito che mi chiedeva: ”Ma non è più casa Occleppo questa?”
Mi pareva di non appartenere più a me stessa: tutto veniva deciso da altri, persino i mutandoni contro il freddo e il tipo di bretelle contro i pericoli da “rottura da getto”!

Certo non mi dispiaceva essere trattata come una regina; mi divertiva molto per esempio, essere accompagnata in macchina nelle strade chiuse al traffico e scendere dove dovevo, senza problemi di posteggio; o abboffarmi dei miei amati fagioli grassi senza dover fare la fila. L’aiutante ebbe poi a dire che non aveva mai faticato tanto a far smettere una Mugnaia di mangiare fagioli!

Ma, tra il serio e il faceto, il nostro carnevale è un carnevale speciale, come ricordano tutte le cerimonie storiche che costituiscono, credo, i momenti più toccanti della manifestazione per tutte le Mugnaie, che si immedesimano, per qualche giorno, nell’eroina che ha liberato la città e i dintorni dal tiranno, con un atto che afferma la ribellione delle donne a ingiuste pretese maschiliste, presentando anche una forte valenza sociale di grande attualità.

Ho cercato di non sentirmi troppo coinvolta nella situazione, di prendere quest’avventura come un gioco, o meglio, come un sogno che, come tutti i sogni, è destinato a durare il tempo di un sospiro. Questo mio atteggiamento interiore di “divertimento”, an-che in senso etimologico, mi fu molto utile per reagire positivamente alle provocazioni della contestazione che imperava in quegli anni “di piombo”: contestazione che a volte fu discreta, altre troppo pesante. Ricordo un gruppo di musicisti che suonavano “Bandiera rossa” su un balcone di via Palestro mentre passava la Mugnaia. Io mi divertii e continuai a salutare sorridendo come se niente fosse, mentre la banda del Carnevale intonava “Noi vogliam Dio”.

Ci fu qualche insulto a mio padre e anche altri episodi del genere. Ma la cosa grave fu quando furono sparati dei petardi in direzione del cavallo del Generale, il quale s’imbizzarrì disarcionando il malcapitato di fronte al monumento a Camillo Olivetti. Stefano, da vero gentiluomo, arrivò in municipio un po’ ammaccato, ma col suo “savoir faire” e il suo humour intatti.

Dopo il magico abbruciamento dello scarlo sotto la neve, ebbe luogo la consueta cena conclusiva all’Hotel Dora, dove il compianto avvocato Renato Chabod tenne il discorso finale definendomi “Mugnaia eroica”. Io fui sinceramente sorpresa. La contestazione mi aveva appena sfiorata senza rovinare il mio divertimento! Tutto sommato, un bilancio positivo!