Mercoledì 21 dicembre inizierà nell’emisfero settentrionale l’inverno del 2022: alla fatidica data manca quindi meno di un mese. Per intanto accontentiamoci di quest’autunno, che ci ha regalato le prime gelate e fatto rompere la schiena per mettere al riparo i pesantissimi vasi di limone.
Ma il problema è che al termine di una bella giornata, quando la stufa è ben accesa e ci si rilassa sul divano – e non guardiamo nemmeno la tv perché al posto del telegiornale c’è una partita di calcio dei Mondiali –, mentre leggiamo qualcosa, comodamente adagiati tra i cuscini senza nessuna voglia di muovere un muscolo, godendoci il momento prima di sprofondare tra le coltri del letto… ecco che arriva! Subdolamente, senza il minimo rumore che ne possa preavvisare la presenza, si posa fastidiosamente sulle labbra o sul naso, in maniera assolutamente sfrontata e impertinente!
Parliamo ovviamente di lei: la mosca d’autunno. La peggiore di tutte. Quella che ti fa perdere le staffe, perché ti eri ormai convinto con grande piacere che mosche, zanzare e insetti vari erano finalmente scomparsi dopo un’estate infernale di patimenti da punture e pruriti, passando il tempo a coprire le vivande sul tavolo dai loro assalti. E invece no.
Come un ricognitore spia che durante il giorno non si fa vedere, la mosca d’autunno puntualmente ogni sera piomba sulle nostre facce. Subito pensiamo che sia stordita dal freddo e quindi impacciata nel volo; invece, tentando di abbatterla a colpi di cuscino o cercando di agguantarla con la mano semichiusa a cucchiaio, ci si accorge che tra mille acrobazie come il Barone Rosso riesce ad evitare ogni colpo. Cerco di agguantarla al volo con le mani, ma sfugge, e nella penombra del soggiorno ne perdo il contatto visivo.
Mentre torno a distendermi e a riprendere il filo del riposo… e della lettura, dall’altro capo del divano la Penny-cane inizia a morsicare con stizza l’aria roteando la testa: sbatte le mascelle come un coccodrillo per cogliere la mosca al volo, per divorare l’insetto che l’ha appena infastidita nel sonno. Spero che l’abbia mangiata!
Così mi rimetto a cercare il filo perduto della pagina. Leggo senza troppa concentrazione, esattamente come la Penny-cane che si è rimessa distesa ma con l’occhio ben vigile. Poco dopo vedo il malefico insetto atterrare tranquillamente sulla mia gamba: senza esitare e senza pensarci cerco di schiacciarla con il volume che ho tra le mani. Mi procuro una bella botta, ma del cadavere della mosca nessuna traccia.
Aumenta la rabbia, finché mi rassegno ad alzarmi per cercare l’arma definitiva e letale: l’acchiappamosche. Con quello in mano mi sento un vero serial killer e la Penny-cane sembra osservarmi preoccupata. Improvvisamente la mosca mi sferra un duplice attacco: sulla mano e in un occhio. La inseguo qua è la, travolgo le suppellettili, ribalto il centrotavola, faccio cadere il calendario… insomma, una reazione violentissima ma inutile.
A distanza vedo il cane che morde l’aria senza lasciare il divano; mi precipito nella zona senza riuscire a vederla, accendo le luci e osservo ogni cosa della stanza. Niente. Sconsolato vado a letto: serata rovinata. Spengo l’abat jour, osservo nel buio il soffitto, sento come un rombo nell’orecchio destro: è la mosca che mi si è quasi infilata dentro.
Rassegnato, tiro il lenzuolo sopra la mia testa, mentre sogno di impugnare lo Spruzzatore universale Insetticida “Flit” per irrorare il mondo intero con quella specie di pompa della bicicletta.