Inaugurata lo scorso 8 gennaio, la mostra “Dalla Belle Epoque alle trincee. Industrializzazione a Bor-gofranco dal 1862 alla Grande Guerra” è stata realizzata dall’associazione Canapisium che ha sedi a Borgofranco, Castelnuovo Nigra, Ivrea e un centro studi ad Azeglio. Patrocinata dal Comune di Borgofranco d’Ivrea è ospitata presso il prestigioso Palazzo Marini e si potrà visitare tutte le domeniche pomeriggio con orario dalle 15 alle 18, fino al prossimo 27 febbraio.

Curata da Elisa Benedetto, Nadia Bontempo, Amedeo Dagna, Fabrizio Dassano e Paolo Paulisic, la mostra racconta l’affermarsi dell’industrializzazione nel territorio a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Insediamenti che furono favoriti da alcune fondamentali motivazioni, tra cui la posizione logistica tra Pie-monte e Valle d’Aosta con un buon servizio di ferrovia.

Nel 1858 Camillo Benso di Cavour inaugurò la Chivasso – Ivrea e nel 1886 fu completata la tratta Torino – Aosta. Il territorio è attraversato da importanti risorse idriche come il fiume Dora Baltea e suoi affluenti che garantirono la forza motrice. Nel 1865 Torino e il Piemonte furono fatalmente colpiti dal trasferimento della capitale a Firenze: come noto, per mitigare gli effetti economici negativi, il territorio fu incentivato da politiche di defiscalizzazione a trasformarsi nel polo tecnologico del nuovo Regno d’Italia. Non ultimi, il costo del lavoro molto basso e blande politiche di sicurezza favorirono ulteriormente l’industrializzazione anche in Canavese.

La Belle Epoque, di cui si narra nella mostra, fotografa le primissime iniziative industriali del territorio, emblema di una società nell’Italia unita che guarda alla joie de vivre! Lo fa con la diffusione di una nuova bevanda, la birra, che amplierà la disponibilità di gradevoli bevande da sorseggiare anche nelle nuove birrerie.

Nel 1862 infatti si insedia a Borgofranco la fabbrica della birra “Fratelli De Giacomi”. Sfrutterà per la conservazione della bevanda lo straordinario fenomeno dell’aura, un soffio di aria naturale che spira dalle pendici della Serra morenica nelle cantine naturali della zona conosciuta come i Balmetti.

Ulteriore elemento raccontato dalla mostra, nel segno dell’innovazione tecnologica e del ben vivere tipico della Belle Epoque, è lo Stabilimento Idroterapico. Nel 1880 si scoprì nella frazione Biò di Borgofranco una sorgente del “tipo più perfetto di acque arsenicali”, testato anche dal dottor Piero Giacosa, fratello del noto poeta e librettista d’opera Giuseppe. Titolo che verrà ampiamente utilizzato per pubblicizzarne le proprietà terapeutiche.

Il 26 giugno 1908 fu inaugurato lo stabilimento idroterapico forte della straordinaria qualità delle acque delle fonti Alma, Laura e Romana e di impianti all’avanguardia, i primi ad offrire in Italia i bagni arsenio-carbonici. All’elegante edificio per le cure si affiancava uno stabilimento per l’imbottigliamento e la spedizione delle acque. Ben presto la fama delle nuove terme favorì l’insediamento in zona di quattro nuovi alberghi destinati ad ospitare la clientela che beneficiava delle cure e della piacevolezza del luogo termale.

L’industrializzazione ha un volto anche oscuro: si racconta nella mostra della “Società idroelettrica Ville-neuve – Borgofranco” che, costituita a Torino nel 1913, due anni dopo si insedierà nel territorio per fabbricare bombe da bombarde, utilizzando l’esplosivo cheddite: già pronta per lo scoppio della Grande Guerra. Il comune di Borgofranco concesse terreni per la costruzione dello stabilimento a patto che almeno 100 persone del territorio fossero assunte.

Si creò un collegamento alla ferrovia per il trasporto del materiale destinato al fronte e un canale per portare l’acqua della Dora Baltea in stabilimento ai fini della produzione di energia. A Borgo-franco era nato il cosiddetto fronte interno: civili non impegnati direttamente al fronte, lavorarono per l’industria bellica mettendo a repentaglio la propria vita in cicli produttivi scarsamente sicuri e soggetti in fabbrica al codice militare di guerra. Circa 900 persone a regime lavorarono nella fabbrica della cheddite, di questi 150 erano donne. 29 furono i morti in fabbrica (tra questi 5 donne) durante 4 esplosioni accidentali avvenute tra il 1915 e il 1918: sono elencati sul monumento ai caduti di Borgofranco ma sul retro e non tutti. Lunghissimo anche l’elenco dei feriti, spesso rimasti mutilati negli incidenti.

La mostra racconta inoltre quanto grande fu il sacrificio delle donne durante la Grande Guerra, sacrificio spesso occultato o minimizzato nei decenni a seguire. Circolari ministeriali del 1916 autorizzarono formalmente l’inserimento di donne nei luoghi di lavoro al posto degli uomini chiamati al fronte. Fu un’occasione di prima emancipazione ma nel settore bellico ciò avvenne a prezzo della salute e della vita, data la pericolosità dei materiali maneggiati, spesso con scarse protezioni e misure di sicurezza.

Finita la guerra saranno nuovamente confinate in casa lasciando i loro posti ai reduci. Mentre per le 450.000 bombe presenti non solo a Borgofranco ma in molti centri del Canavese, il problema dello smaltimento infervorò la politica locale per molti anni a seguire. Questo racconto attraverso l’industrializzazione a Borgofranco ripercorre un importante momento della nostra storia attraversando la Belle Epoque, momento di grandi innovazioni tecnologiche e di accresciuto benessere, rappresentato dalla birra e dalle terme, per concludersi bruscamente sulle trincee della Grande Guerra, rappresentata dalla fabbrica della cheddite e del suo utilizzo al fronte.

Il percorso dell’esposizione prende l’avvio da un magico paesaggio ideale affrescato sul loggiato di Palazzo Marini, simbolo di loisir e benessere e si snoda attraverso i vari racconti per terminare in uno scenario di guerra dal forte impatto emotivo. Grande il concorso di sensibili collezionisti che hanno permesso di far conoscere un frammento della storia di Borgofranco e molto positiva la partecipazione del pubblico non solo locale.

Soddisfatto il sindaco Fausto Francisca che ha affermato nel corso dell’inaugurazione che lo splendido Palazzo Marini, oggetto di restauri strutturali grazie ai fondi comunitari ottenuti nel 2003 volti alla realizzazione di un prestigioso contenitore propositivo di cultura, è a disposizione della comunità di Borgofranco e del territorio.

L’ingresso è gratuito con green pass obbligatorio. Per prenotazioni e visite di gruppi e scuole durante la settimana, si può scrivere a eventi@canapisium.org o con Whatsapp al 351/9098098.