Tra i pionieri del gusto e della capacità imprenditoriale, dobbiamo dire che uno dei più prestigiosi marchi della confetteria torinese, “Baratti & Milano” aveva salde origini canavesane tra Bollengo e Piverone. I fratelli Stratta, Vincenzo e Gian Domenico che nei primi decenni del XIX secolo, come molti bollenghini si dedicarono al lavoro come missione per il riscatto sociale, facevano parte di quel centro di emigrazione che aveva visto i loro compaesani adattarsi a qualunque lavoro: cuochi, camerieri, caffettieri, operai del legno e del ferro e soprattutto, dolcieri. Centri della loro destinazione: Torino, Genova, Londra, San Francisco in California e molte altre città che vantavano negozi di dolciumi di prim’ordine. Tanto per rimanere nella Torino della metà dell’800, pensiamo alla pasticceria “Stratta” e alle caramelle “Baratti & Milano”.
Del secondo oggi esiste ancora il prestigioso e storico locale “Caffè Baratti & Milano” fondato da Ferdinando Baratti, originario di Piverone, ed Edoardo Milano, originario di Bollengo. Si erano trasferiti nell’allora capitale sabauda nel 1858, e vi aprirono un laboratorio di confetteria e pasticceria in via Dora Grossa 43, l’attuale via Garibaldi, destinato a divenire uno dei marchi più celebri dell’industria dolciaria piemontese e italiana. Fu pertanto Ferdinando Baratti che creò il famoso cremino divenuto poi con il gianduiotto uno dei grandi classici fra i cioccolatini italiani.
Favoriti dal crescente successo, nel 1875 la “Baratti & Milano” decise di trasferirsi più in centro, presso i locali nella nuovissima Galleria Subalpina, inaugurata il 30 dicembre 1874. Il locale divenne presto elegante luogo di ritrovo della borghesia, di intellettuali e di politici come D’Azeglio, Giolitti e Luigi Einaudi, e il successo crebbe a tal punto da ricevere la qualifica di “Azienda fornitrice ufficiale della Real Casa”. La carriera di Vincenzo e Gian Domenico Stratta ebbe origini molto umili: Vincenzo imparò l’arte dolciaria presso una pasticceria di Ivrea intorno al 1833, poi passò a Torino, da semplice garzone a capo operaio in breve tempo presso la confetteria “Reina & Sodano”.
Nel 1836 Stratta, avendo chiamato il fratello Gian Domenico ad aiutarlo, diventò socio di Reina. Dal 1858 l’azienda diventò di definitiva proprietà e conduzione dei fratelli Stratta, famosa anche per i suoi marron glacé. Nell’Ottocento era considerata una delle caffetterie più belle d’Europa; sin dai suoi esordi rivelava una certa ambizione e una spiccata sensibilità verso le novità, al punto che, già nel 1840, furono tra i primi negozi a richiedere l’installazione dell’illuminazione a gas all’esterno. Insieme alla pasticceria la bottega vendeva vini scelti e ben presto divenne un punto di ritrovo per la borghesia e la nobiltà torinese. L’attività della “Fratelli Stratta” si fece via via diversificandosi andando a comprendere, oltre alla pasticceria e la famosa confetteria, la produzione di cioccolato e di liquori. La famiglia bollenghina cedette l’attività nel 1884.
Molteplici le onoreficenze ricevute alle esposizioni internazionali: Diploma d’onore a Torino nel 1902, Grande diploma d’onore a Milano nel 1903, la Medaglia d’oro a Budapest nel 1907, solo per citarne alcuni. Stratta fu anche membro della giuria dell’Esposizione Mondiale che si tenne a Torino nel 1911. Alla fine degli anni ‘50 del Novecento l’azienda fu rilevata dalla famiglia Monzeglio che alla tradizionale attività di vendita affiancò quella di banqueting e i cui discendenti sono gli attuali gestori. Il locale oggi fa parte del marchio “Locali Storici d’Italia”.
Spostiamoci di qualche centinaio di metri da Piazza San Carlo e raggiungiamo la Galleria Subalpina con il suo negozio “Baratti & Milano” che ci appare attualmente come il frutto del primo rifacimento a seguito dell’ampliamento del 1909, realizzato su progetto di Giulio Casanova e Pietro Fenoglio, con la collaborazione dello scultore Edoardo Rubino per quanto riguarda gli interni.
Il risultato è un elegantissimo ambiente caratterizzato da un ampio uso di specchi, marmi, bronzi, dorature stucchi e mosaici che conferiscono al “Caffè Baratti & Milano” un ricco profilo architettonico e artistico, tanto da vederlo protagonista di citazioni in ambito letterario e cinematografico: al pubblico femminile del locale, Guido Gozzano dedicò nel 1907 la poesia “Le golose” e Fruttero & Lucentini ambientarono nella sala principale del locale il loro romanzo giallo “La donna della domenica” proprio nella scena iniziale, con l’architetto Garrone.
Nel 1948 il locale riaprì i battenti, dopo un attento restauro, a seguito dei danni provocati dai bombardamenti del 1944 e nel 1985 il Ministero dei beni culturali pose il vincolo di tutela storica sul locale e sugli arredi.
Dopo alcuni riassetti societari della “Baratti & Milano” occorsi con il tempo, il marchio delle celebri caramelle “Barattine” e il locale stesso passarono di proprietà prima al gruppo dolciario veneto “Toulà” e, nel 2003, al gruppo Novi, che finanziò l’ultimo restauro conservativo conclusosi nel 2004.
Milano, con il suo socio Baratti, di Piverone, si era avvicinato al lavoro prima a Ivrea e poi dal 1857 a Torino proprio a servizio dagli Stratta. Poi aprirono un loro negozio in via Dora Grossa, quando Edoardo Milano si innamorò della figlia di un macellaio. I due si sposarono e con la dote di lei Edoardo si trasferì a Parigi, ove oltre ad acquistare il modernissimo macchinario già esistente alla “Ville lumière”, si fermò quel poco per capire i segreti della pasticceria parigina e della moda.
Tornato a Torino, prese in affitto uno dei locali più belli (quello ancora oggi esistente), lanciò in Italia e nel resto del mondo le rinomate caramelle e dedicarono particolare cura alle vetrine: vennero ornate con bomboniere di ogni forma, dimensione e prezzo. I dipinti floreali delle confezioni erano spesso realizzati dalla nipote del socio Baratti, Clementina Baratti, vedova del dottor De Maria di Ivrea.