(Graziella Cortese)
Un altro intenso ritratto al femminile. Questa volta la firma è norvegese: il regista Joachim Trier, che è anche sceneggiatore, crea le sue storie con una certa ironia ed è capace di trattare temi di grande attualità, con gli attori più bravi scelti in madrepatria. Con “La persona peggiore del mondo” Renate Reinsve ha vinto la Palma d’oro come miglior attrice all’ultimo Festival di Cannes.
Siamo a Oslo, nella nostra epoca. Julie ha quasi trent’anni e se dovesse fare un consuntivo della sua vita le rimarrebbero in mano cose poco definite e dai contorni incerti. Non ha ancora deciso bene cosa fare, che ruolo avere in questo mondo difficile: ha studiato, certo, all’università, seguendo dapprima il percorso nella facoltà di medicina, poi abbandonato per psicologia e infine fotografia.
Ora lavora all’interno di una libreria e ha a che fare con la letteratura, le parole: forse va bene così o forse no. Anche i rapporti sentimentali sono all’insegna dell’indecisione. Oggi vive con Aksel, uomo di successo, autore di fumetti e graphic novel: la realtà potrebbe essere solo disegnata per diventare migliore. Ma il destino bussa alla porta e durante una festa la donna conosce l’affascinante Edvind con cui condivide, in modo inaspettato, molte idee sulla vita.
Una parte di analisi della pellicola ci mostra Julie come protagonista dei nostri tempi, da non giudicare per non essere giudicati; libera e fedele a se stessa, rappresenta lo specchio di una generazione, i Millennial (le persone nate tra il 1981 e il 1996). Nell’altra parte, meno ironica, possiamo ritrovare le difficoltà di scegliere il proprio posto nel mondo e di un’eterna adolescenza che rischia di concludersi all’improvviso.
Il film ha superato la selezione come rappresentante della Norvegia agli Oscar 2022.