La pioggia che tanto desideravamo dopo un inverno così “siccitoso” è finalmente arrivata e con essa tanta neve in montagna che fa contenti sportivi e operatori del settore. Con la pioggia i colori del panorama sono subito cambiati: tutto appare più lucido, quasi più luminoso malgrado il cielo tristemente grigio. Al bianco più bianco della neve sulle montagne non eravamo quasi più abituati.
Un cambiamento del meteo quasi repentino, e che ancora non ci ha abbandonato per i giorni a venire, per noi che ci aspettavamo la desertificazione imminente, la trasformazione della verde pianura in un gigantesco deserto giallo, con torme di cammelli alla ricerca del miraggio di qualche oasi, al posto delle mucche nostrane al pascolo.
Invece pochi giorni di precipitazioni hanno completamente allagato i campi di grano appena seminato, famoso cereale vernino alto ormai quasi 15 cm: bastava andare appena fuori città e sembrava di essere in mezzo alle risaie vercellesi nel mese di maggio. Un effetto reso ancor più straniante dalle automobili in transito, che sprofondando nelle pozzanghere, alzano ondate d’acqua come motoscafi al lago di Viverone.
Tutta colpa delle buche sull’asfalto, effetto secondario e sgradito della tanto agognata pioggia. Come ben ci spiegano gli esperti del sito “lintellettualedissidente”, la strada asfaltata è una sorta di composto a più strati. Il primo, quello superficiale, è formato da una parte di asfalto, dello spessore di circa 5 centimetri.
Sotto di questo c’è il binder, una sorta di cuscinetto di bitume che separa l’asfalto dagli altri tre strati: la base, la fondazione e ultimo il sottofondo. Quello, per intenderci, che permette di distribuire i carichi dei mezzi che transitano ogni giorno sulla strada.
Le buche possono essere classificate in due modi: quelle superficiali, che colpiscono il primo strato di asfalto; quelle strutturali che sono causate da cedimenti alle fondamenta. Queste ultime sono le più problematiche perché qui la strada si apre proprio in profondità. Succede che i mezzi pesanti rovinano il bitume, che si crepa. In queste fessure quando piove entra l’acqua creando delle vere e proprie ramificazioni che raggiungono la profondità.
Si possono vedere questi effetti, prima del formarsi della buca, quando la strada diventa “a pelle di coccodrillo”. In sintesi, diciamo noi che avevamo studiato fisica a scuola, con la pioggia l’acqua si infila dentro alla “venatura” e, a causa della pressione dei mezzi, schiacciano l’asfalto con l’acqua dentro. Ma l’acqua, che è incomprimibile, lo fa sbriciolare. Quando poi il nostro pneumatico si allontana, crea una decompressione che provoca una specie di piccola esplosione perché l’acqua torna rapidamente sotto e dentro l’asfalto.
Non potendo sempre rifare la strada per i costi, si procede per provvisori rattoppi, spendendo sicuramente meno, ma risolvendo nulla o poco.