Tra i prigionieri israeliani liberati da Hamas a seguito dell’ultima fragile tregua con Israele c’era anche Eli Sharabi che, dal palco appositamente realizzato per rappresentare il momento del rilascio, dichiarava di essere felice di poter tornare dalla moglie e dalle sue due figlie. Ignorava però che queste avevano perso la vita durante l’assalto dell’ottobre 2023.

Tralasciando il dramma che ha colpito uomini e donne in un territorio tanto sacro quanto martoriato, riportiamo il pensiero su quello che ci aiuta a sopravvivere, quando attraversiamo periodi difficili della nostra vita.

La sensazione di essere ostaggio di qualcosa o di qualcuno fa parte dell’esperienza comune; pensiamo a chi fa trattamenti farmacologici che impongono ritmi ed abitudini limitanti, a chi vive una condizione di forte stress lavorativo, a chi deve assumere una determinata postura per adempiere a certe responsabilità. Quello che ci aiuta a superare momenti o periodi di sofferenza sono i pensieri e i ricordi che ci tengono legati ad un domani, alla prospettiva di riprendere le fila di una vita momentaneamente sospesa. Alla speranza del domani. Coltivare la speranza in una società in cui sembra che nulla abbia valore o che il valore venga attribuito esclusivamente a qualcosa di effimero o puramente materiale è il compito che ognuno di noi è chiamato a svolgere sia personalmente, sia nella relazione con gli altri.

Risintonizzarsi sui propri obiettivi, sui propri desideri e su quello che da valore al nostro essere nel mondo permette di ritrovare quella forza che contrasta forme di smarrimento, che permette di ritrovare il proprio centro di gravità, che consente ad ogni individuo di sostenere anche quelle situazioni che sono oltre le singole forze.

Dialogare con gli altri positivamente, affinché mettano in risalto le proprie speranze, offre poi un doppio beneficio, a chi parla e a chi ascolta, e ci garantisce quella positiva sensazione di poter fare la differenza.