(Filippo Ciantia)
“Vittorio è qui con me, lo è sempre stato. Lo sentivo dietro le spalle mentre giravo questo film di cui forse sarebbe stato molto contento. Alla fine di ogni scena mi voltavo sul fianco cercando spontaneamente la sua approvazione: anche senza vederlo lui c’era”.
Il regista Paolo Taviani parteciperà al Festival Internazionale di Berlino con il suo film “Leonora addio” dedicato a Pirandello e soprattutto alla storia, tra il tragico e il paradossale, del trasporto da Roma ad Agrigento delle ceneri del grande scrittore siciliano, Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Dopo soli due anni dall’assegnazione del prestigioso premio Pirandello morirà. Nel momento del più importante riconoscimento per uno scrittore, commentava, soprattutto per l’assenza dell’amata Marta: “Non mi sono mai sentito tanto solo e tanto triste. Il dolce della Gloria non può compensare l’amaro di quanto è costata. E poi, quando Ti arriva, se non sai a chi darla, e che fartene?… Senza di Te (Marta), la gloria è spenta…”.
Sognando l’Orso d’oro, il premio al miglior film presentato al concorso di Berlino, in questa sua ultima opera Paolo Taviani percepisce di essere ancora assieme al fratello Vittorio, con cui ha vissuto un lungo cammino di creatività e militanza.
“Vorrei essere ancora con lui o lei”, pensiero dominante per chi ha avuto una perdita, prematura o meno; più acuto quando segue un lungo cammino, ricco di comunanza, sentimenti e passioni. Questa profonda nostalgia, comune a grandi e famosi e a piccoli ed ignoti, non può essere semplicemente una ingenuità o un “modo di dire”.
“Ogni mio giorno lo dedico a Francesca. Il nostro amore vince la morte”, racconta Andrea Riscassi, compagno della nota blogger Francesca Barbieri, scomparsa meno di un anno fa, dopo 3 anni di lotta con un tumore.
Anch’io vivo questa profonda nostalgia, per molti cari amici e per i mei genitori. Qualcuno dice che si chiama nostalgia del paradiso. Che i nostri cari ci siano ancora e che un giorno li rivedremo è un desiderio che, se c’è, deve avere una risposta. Infatti, i nostri cari non sono nessuno, cioè nulla, e neppure sono centomila, cioè si sono dispersi nel vento come, miseramente, nella sua grandezza, le ceneri di Pirandello.
Ciascuno di essi è un io: persona amata, fatta per l’infinito e l’eternità.