(Graziella Cortese)
“Rio de Janeiro 21 dicembre 1951, Cara sorella ti penso moltissimo, continuo ad aspettare le tue lettere che non arrivano…”. Queste sono le parole di una delle numerose lettere che si scrivono le due sorelle protagoniste del film, separate forzatamente ma disperatamente unite. La pellicola è tratta dal libro della giornalista brasiliana Martha Bathala (nella versione italiana “Euridice Gusmão che sognava la rivoluzione”, testo che ha trovato non poche difficoltà per la pubblicazione nel Paese d’origine.
Guida e Euridice vivono all’interno di una famiglia tradizionale, i loro genitori sono severi ma ciò non impedisce alle due ragazze di essere molto legate e condividere i propri sogni, vicino a una natura rigogliosa e a paesaggi tropicali. Fisicamente si somigliano, ma i caratteri sono molto diversi: mentre la maggiore Guida è volitiva e indomita e spera di incontrare l’uomo della sua vita, Euridice è più mite e sogna di studiare pianoforte al conservatorio di Vienna.
Quando Guida si innamora di un marinaio greco, decide di fuggire con lui, gettando lo scompiglio nella casa: la società patriarcale dell’epoca non può perdonare un gesto simile e, dopo il ritorno della giovane, mortificata e incinta, il padre la caccia di casa impedendo l’incontro con la sorella Euridice. Inizia così una lunga e dolorosa vita a distanza, cosparsa di speranze e di giorni dai colori sfumati.
È un melodramma che attinge anche dalla tradizione delle telenovelas brasiliane, ma è arricchito dalla regia “romantica” di Karïm Ainouz, con musiche molto coinvolgenti, che portano dalle note di Liszt a quelle di Chopin. L’opera ha ottenuto il premio come miglior film nella sezione “Un certain regard” del festival di Cannes.
Trascorrono cinquant’anni lungo la pellicola, con il tempo che invecchia i volti e le immagini, ma le due ore e venti passeranno abbastanza in fretta per gli spettatori.