Oltre duemila persone – chi in Cattedrale dove si è svolta la Messa e chi nel Tempio dell’Immacolata attraverso i maxi schermi – hanno partecipato all’ordinazione episcopale di don Roberto Farinella, sabato scorso ad Ivrea. Il sole ha accompagnato una giornata di festa, dove il lavoro organizzativo delle settimane precedenti del Comitato preposto ha dato i risultati sperati. 60 i volontari della diocesi che insieme alle forze dell’ordine hanno garantito la sicurezza e l’accoglienza dei diocesani e di quanti sono approdati ad Ivrea da Biella e da altre città del Piemonte e non solo.

La cerimonia è stata presieduta dal vescovo di Ivrea monsignor Edoardo Cerrato che ha imposto le mani nel rito proprio dell’ordinazione, ha unto il capo di monsignor Farinella, gli ha consegnato il libro dei vangeli, l’anello, la mitra e il pastorale. Poco prima il candidato –vescovo eletto di Biella – era stato chiamato, si era presentato, era stata data lettura della Bolla papale di nomina, si era prostrato ed aveva risposto ripetutamente “Si, lo voglio!” all’interrogatorio del vescovo celebrante sugli impegni che dovranno costituire il suo essere vescovo nella Chiesa. Monsignor Gabriele Mana e monsignor Luigi Bettazzi, emeriti di Biella e Ivrea, erano con-consacranti durante il rito, mentre altri ventitré vescovi (di Piemonte e Valle d’Aosta, e non solo) hanno concelebrato; con loro una sessantina di sacerdoti principalmente di Ivrea e di Biella. Nel presbiterio anche i cardinali Severino Poletto emerito di Torino e Paolo Romeo emerito di Palermo.

Tra le autorità i tre sindaci maggiormente “implicati” nella solenne giornata dell’ordinazione: Stefano Sertoli di Ivrea, Marco Cavicchioli di Biella e Pasquale Mazza di Castellamonte, città nativa di don Roberto e da cui sono partite decine di fedeli per ritrovarsi in Cattedrale, così come un pullman aveva lasciato Biella per portare una cinquantina di fedeli di quella diocesi che hanno sentito il piacere di partecipare alla festa con la comunità eporediese. Non è mancato chi ha usato i mezzi propri approfittando anche del bel tempo e di tutte le indicazioni che il Comitato aveva fornito per facilitare l’arrivo e gli accessi ai siti della celebrazione. Se da una parte della navata centrale avevano preso posto le Autorità Militari e Civili, dall’altra c’era la famiglia di don Roberto: quella più ristretta, composta dalla mamma Assunta, dal fratello Andrea, dalla cognata Elena e dall’amatissima nipotina Beatrice; e quella più allargata fatta di zie, cugini, nipoti, parenti più o meno lontani (anche se tanti non hanno potuto arrivare fino ad Ivrea, soprattutto per le notevoli distanze da percorrere essendo sparsi un po’ in tutta Italia e soprattutto in Sicilia). È stata la parte centrale dell’omelia del vescovo Edoardo ad attirare in modo del tutto speciale l’attenzione dei presenti. Non per l’elenco degli elogi al nuovo vescovo, quanto piuttosto per la sottolineatura – condivisa da chi lo ha conosciuto in questi 24 anni di ministero pastorale ad Ivrea e da chi lo conoscerà e lo avrà come Pastore prossimamente – delle sue caratteristiche di uomo e di ministro della Chiesa.

Tanti anche i ringraziamenti che al termine del rito monsignor Farinella ha indirizzato a quanti nella sua vita hanno avuto un ruolo importante: dalle “tante persone semplici incontrate nel mio cammino umano e sacerdotale, dedite al bene e alla leale fraternità” fino ai cardinali, vescovi, sacerdoti, passando per le famiglie, i movimenti, le associazioni, le autorità, le parrocchie… La parte più commovente è il ricordo del suo papà Antonio, deceduto la sera della sua prima Messa ventiquattro anni or sono e “che amo pensare tra le braccia misericordiose di Dio”, ha detto il vescovo Roberto; e poi il Seminario diocesano, perché “i seminaristi sono stati il tratto essenziale del mio ministero, la bella e appassionante ragione della mia gioia”. Per concludere poi con le parole che in qualche modo stanno ad indicare il suo modo di porsi e di guardare chi a lui si rivolgerà: “Tutti porto nel cuore. Si apre una nuova fase della mia vita. Niente è cancellato, tutto è custodito dall’Amore di Dio. Ciascuno sappia di essere sempre amico gradito. La fede è sequela di Gesù: camminiamo nella sua gioia”.

Due ore di una celebrazione solenne ma mai pesante, lunga ma mai noiosa, carica di segni e di significati, vissuta intensamente come molte testimonianze raccolte tra i presenti. Alla fine il momento conviviale in piazza della Cattedrale e negli spazi del Seminario sotto un sole molto più caldo di quello che la stagione lasciasse presagire. Un altro atto della preziosa organizzazione realizzata da uno staff di volontari dell’Oratorio di Chivasso guidato da parroco e vice-parroco accompagnati da giovani e tante mamme che generosamente hanno offerto tempo e capacità per allietare la festa.

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Intanto la Presidenza della Conferenza Episcopale del Piemonte e Valle d’Aosta ha già affidato a monsignor Farinella le deleghe che furono di monsignor Mana: in seno alla CEP il vescovo Roberto si occuperà dell’apostolato dei Laici e del Sovvenire.

carlo maria zorzi