Nonostante la prima seria perturbazione della stagione avesse pesantemente imbiancato le nostre montagne, si è comunque svolta regolarmente la celebrazione il 1° dicembre della festa “invernale” di San Besso, veneratissimo patrono che l’intera Valle Soana da secoli onora nel santuario alpestre a lui dedicato e posto ai quota 2 mila metri alle pendici del Mone Fauterio.

Senza far ovviamente registrare i numeri della festa che si celebra ogni estate il 10 agosto, anche venerdì scorso la celebrazione della festa liturgica del martire della Legione Tebea ha comunque raccolto un buon gruppo di fedeli, che sono saliti lungo il sentiero innevato ma battuto nei giorni precedenti dai volontari: gli stessi che hanno accolto i camminatori al santuario offrendo loro un caldo ristoro mattutino e poi il pranzo a base di polenta prima del rientro.

Lasciamo la cronaca della giornata a questa bella testimonianza redatta il giorno stesso da Alberto Lagna, tratta dal sempre aggiornatissimo sito internet www.vallesoana.it

Ai pellegrini che sono saliti questa mattina, la Valle Soana si presentava coperta di una leggera nevicata ma bellissima. Sin dai primi passi dal posteggio di Campiglia abbiamo capito che finalmente era arrivato l’inverno, non per il freddo, ma per la coltre bianca che ricopriva tutto. Ma perché tante persone si sono cimentate sul sentiero che porta ai 2019 metri del Santuario e celebrare tutti insieme la festa invernale di San Besso? Perchè gli Amici di San Besso, insieme al volontari del Soccorso Alpino e personale del PNGP hanno preparato il sentiero, che in un attimo e senza difficoltà ci ha portati alla meta? Perché gli Amici di San Besso hanno preparato una bella e piacevole colazione che ci ha accolto all’arrivo e un pranzo caldo dopo la Messa? Don Gianpaolo Bretti, parroco della Valle Soana, durante l’omelia ha provato a darci una spiegazione. Domenica scorsa era la festa di Cristo Re e quindi domenica prossima sarà la prima domenica d’avvento, dell’attesa del cristiano della nascita di Cristo. La nostra salita come pellegrini oggi è quasi una simbologia dell’attesa del Natale. San Besso ci aiuta a sincronizzarci con il tempo che andremo a vivere. È un cammino (come quello di oggi), che parte veloce, poi si ferma, un amico ti offre una bevanda calda alla baita prima della salita finale e riparti. È un po’ come nella vita cristiana, con alti e bassi. L’importante è però essere saldi nella fede, un po’ come ha fatto San Besso, che ha lasciato (forse) l’impronta in quella nicchia vicino all’altare cadendo dal monte, ma che di sicuro ha lasciato un’impronta nella storia se dopo duemila anni la gente della Valle e non, si trova il primo dicembre sotto la neve a festeggiarlo in uno sperduto e bellissimo santuario a più di duemila metri. Sappiamo anche noi lasciare questa impronta, nella nostra vita, dimostrando che anche questo avvento che vivremo cambierà qualcosa, partendo dalla consapevolezza che dobbiamo avere che ci prepariamo a festeggiare non la festa della pace o dell’inverno, ma il compleanno del Signore della Storia che è nato, morto e risorto per salvare noi e con noi il mondo intero, nessuno escluso. Se San Besso è per noi una specie di allenamento all’avvento e al Natale che andremo a vivere, la bellissima giornata di oggi porterà molto frutto. Altrimenti saremo solo un po’ rammaricati del fatto che alla fine poi ha piovuto e siamo dovuti scendere un po’ prima del previsto.

a.l.

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Redazione Web