In un passato non così remoto per noi “gente” del terzo millennio, esistevano un po’ ovunque le locande, le osterie e le taverne, antesignani dei bar e di altri locali che hanno cambiato denominazione e anche modo di essere gestiti, così come sono rapidamente cambiati i tempi, ma che fungono ancora da punto di ritrovo e di svago. All’epoca delle taverne e delle osterie, già esisteva l’Happy Hour, che non aveva certamente questa denominazione, ma era ugualmente un’Ora Felice, un momento di rilassamento e incontro, davanti ad una bevanda e a qualcosa da mangiare. Nulla di chic o di snob, ma di molto genuino e alla portata di tutti, che non aveva la pretesa di aver inventato qualcosa di nuovo.

Nelle taverne e nelle osterie si dibattevano e si svisceravano, già allora, argomenti di attualità locale e magari anche di posti lontani quando un forestiero ne varcava la soglia per rinfrancarsi. Spesso chi arrivava da fuori, veniva accolto con una sana curiosità. Costui poi, poteva trovare alloggio in una decorosa locanda.

Nella zona di Vico e Meugliano, in Valchiusella, allora denominata Val di Brosso, questi locali non mancavano di certo.

A Meugliano, in uno scantinato di un buio cortile della piazza principale c’era la Cantina della Pace, gestita da Nora, una donna battagliera e intraprendente che soleva dire: “Il vino fa buon sangue»”, mentre portava in tavola i “quartini”. A onor del vero, gli avventori non si facevano certo pregare a rendere migliore il loro sangue con qualche buon bicchiere…

A pochi metri, sulla piazza meuglianese, si trovava invece la Cantina del Ramo Verde, gestita dal “Ducca”, al secolo Michele Saudino Ducca e da sua moglie Maria Bario, una energica donna di Vico che svolgeva mille mansioni senza mai fermarsi e che non aveva remore a mettere alla porta i clienti che davano evidenti segni di aver alzato troppo il gomito.

Il Ducca e Maria dël Ducca gestirono la taverna per lunghi anni, spostandola anche dalla primitiva ubicazione in una più spaziosa e in vista. Accanto a questa attività, che iniziarono negli anni 40, nel 1952 aprirono anche uno dei primi distributori di benzina della Valchiusella, oggi gestito dai loro nipoti.

A monte dell’abitato di Meugliano vi era una terza osteria di cui si è quasi spenta la memoria. Dei tre locali esiste ancora l’erede del Ramo Verde che ha cambiato nome, ma non collocazione, e i suoi attuali gestori sono gli ottavi negli oltre ottant’anni di attività del bar.

Spostandosi verso Vico e percorrendo la via principale, denominata prima Via Sor Pero (nome con cui veniva chiamato in paese il patriota vichese Pietro Giuseppe Fontana Rava), poi Via Roma e oggi Via Giacomo Saudino (filantropo vichese e dirigente olivettiano), si incontravano, in pochi metri, ben quattro attività.

Partendo dalla piazza principale, la prima che si incontrava era la Locanda Universo, che nacque come osteria e affitta camere, divenendo per un periodo anche ristorante ed oggi è un elegante e ampio bar gelateria gestito da Morena e Debora Iachi.

I gestori storici dell’Universo sono senza dubbio Tonino dl’Univers (al secolo Dionigi Fontana Rava) e sua moglie Maria. Tonino fu il primo in valle a fare i gelati artigianali, riscuotendo un notevolissimo successo. Li creava sulla sinistra della sala, in vetrina e molti, soprattutto i bambini, si fermavano incantati a vedere nascere questa succulenta produzione.

Negli anni settanta, subentrarono nella gestione la figlia di Tonino e Maria, Piera con il marito Bruno Pezzi, i quali videro proseguire la fortunata stagione turistica di Vico e seppero mantenere una nutrita clientela che spaziava dai ragazzi, ai turisti, agli anziani e ai giocatori di biliardo, essendoci nel locale una sala apposita. L’Universo è oggi il più antico bar ancora in attività di tutta la vallata, vantando una esistenza ultracentenaria.

Negli anni del secondo dopo guerra, porta a porta con l’Universo si apriva l’osteria De Mejo (in paese era detta De Meo), gestita da un intraprendente oste di origine veneta, il quale era veramente eclettico, siccome fungeva anche da pubblico ministero alle udienze della locale pretura che aveva sede proprio di fronte a lui, nel palazzo municipale.

Vi è in merito un gustoso aneddoto. Durante una udienza il povero De Mejo, stanco dalle varie e frenetiche attività giornaliere, si era assopito e quando udì la voce del giudice, il quale era un assiduo avventore della sua osteria, tuonare: “La parola al Pubblico Ministero”, egli, destandosi di soprassalto esclamò: “D’accordo faccio ancora un giro con un quartino e poi si va tutti a dormire signori”.

Questa storia risuonò per molti anni in tutto il paese, suscitando sonore risate.

Il locale di De Mejo alla chiusura venne inglobato nel bar Universo.

Ad una trentina di metri da questi due bar, funzionava la locanda della Corona Grossa, denominata poi albergo. La Corona Grossa vanta una gloriosa storia. Citata in vari scritti, non ultimo quello di un viaggiatore inglese nella seconda metà dell’ottocento, ebbe tra i suoi clienti vari esponenti dell’alta borghesia e della nobiltà torinese, tra cui l’avvocato Oliveri, la contessa Cagnasso, il conte Lionello Nigra e Quintino Sella.

Accanto all’attività alberghiera, svolgeva altresì quella di ristorazione e mescita di bevande. Tra i suoi gestori più famosi Alessandro Bertarione, Secondo Beratto e la moglie Adelina Novaria e Paolo Ballauri del Conte. Prima di chiudere definitivamente i battenti fu ristorante di cucina umbro-toscana, pizzeria e centro culturale con la gestione di Renato Giacosa.

Al fondo della via si trovava la Società, sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, la quale, chiusa ormai da decenni, è divenuta un’abitazione privata.

Sulla piazza principale vi fu, negli anni cinquanta, un piccolo Dopolavoro.

Sulla strada che conduce a Brosso vi era infine un’altra osteria con un ampio posto per riporre i cavalli, i muli e le carrozze. Questa attività chiuse probabilmente durante il secondo conflitto mondiale.

Le altre due attività alberghiere presenti oggigiorno in paese, accanto al superstite bar Universo, sono molto più recenti.

Il bar, albergo, ristorante Centro, aprì i battenti negli anni sessanta al posto di una cessata attività di macello e fu gestita per anni da Domenica Zucca e Giuseppe Gianotti, poi da Nadia Ubertino e oggi dalla famiglia Munari. Il B&B La Stella delle Alpi, è di recente apertura e ultimante fornisce anche un servizio bar e ristoro per i clienti esterni.

Per concludere questo breve excursus sulle osterie e taverne di Vico e Meugliano, oggi moderni bar ma con ancora una connotazione rustica da paese di montagna, mi piace raccontare un altro vivace aneddoto, con protagonista uno degli avventori di questi locali che resterà però nell’anonimato, pur essendo già passato a miglior vita da molti decenni. Ebbene il nostro “eroe” che era un “devoto” del dio Bacco, tornando per l’ennesima volta a casa brillo, trovò la porta d’ingresso sbarrata.

Messosi a bussare, udì dall’interno la voce della moglie che gli diceva in tono di rimprovero di non essere più disposta a farlo entrare in casa nelle condizioni deplorevoli in cui si presentava dopo aver bevuto abbondantemente.

Il nostro protagonista non si perse d’animo. Si recò al fondo del loggiato e urlò: “O donna crudele, mi avrai sulla coscienza. La faccio finita. Addio” e terminato il suo delirante e patetico monologo, lanciò di sotto un pesante ceppo di legna che cadde rumorosamente in cortile. La povera donna sentendo il tonfo, uscì precipitosamente sicura di assistere ad una raccapricciante scena, ma nel frattempo il marito entrò velocemente in casa e vendicandosi chiuse fuori la consorte ancora agitata e non le aprì fino a quando non le strappò la promessa che non gli avrebbe più fatto storie quando fosse ancora tornato ubriaco.

Storie d’un tempo che si tramandano ancora nei nostri bar davanti ad un “vecchio” bicchiere di vino, a un modernissimo “spritz” o più semplicemente a un caffè, in queste attività che rendono ancora vivo il paese e la sua voglia di socializzare.

Vico, locanda Universo