La nostra campionessa Paola Egonu è nata a Cittadella, presso Padova, da genitori nigeriani provenienti da Benin City, antica capitale del regno omonimo, noto per le sofisticate lavorazioni in bronzo e avorio: maschere, teste e altri meravigliosi oggetti d’arte. Tra il XII e il XVIII secolo, l’Africa occidentale che si affaccia sul Golfo di Guinea fu infatti sede di grandi regni, caratterizzati da una ben sviluppata organizzazione amministrativa, politica e militare: con il Regno di Benin, si imposero anche l’Impero Oyo e il Regno di Dahomey.

Purtroppo i litorali di questi potenti regni divennero noti come la Costa degli Schiavi. Circa 2 milioni di persone, che furono tratte a forza verso le Americhe, partirono da queste rive: un commercio favorito dalla funesta collaborazione tra i monarchi e gli schiavisti.

Andando verso occidente le coste assumono altri nomi secondo i traffici più tipici e vantaggiosi: Costa d’Oro (l’attuale Ghana), Costa d’Avorio, Costa del Pepe (la Liberia). Il tragico mercato tra questi antichi regni e i commercianti di schiavi ancora oggi rimane una ferita aperta nella coscienza dei popoli.

Il Dahomey, indipendente dal 1960, nel 1975, pur lontano e distinto dall’omonimo regno, assunse il nome di Benin, per dimenticare il proprio periodo coloniale. Ouidah, nel sud del Benin, è conosciuta come “la città delle porte”. Qui migliaia e migliaia di esseri umani furono imbarcati, incatenati e abusati. Nel 1985 l’UNESCO ha deciso di costruire un grande monumento: la “Porta del Non Ritorno”, monito e memoria di uno dei più tremendi delitti della storia.

Nell’anno del Giubileo del 2000 poco lontano fu costruita, invece, la “Porta della Salvezza”, nel luogo dove erano sbarcati i primi due missionari cattolici. Inizialmente fu anch’essa una porta di non ritorno: decine e decine di missionari morirono a causa delle malattie e del clima ostile.

Eppure da questa porta è passato un annuncio di vita: oggi, infatti, si chiama anche “Porta del Ritorno”.
Vicino a noi, a Lampedusa, c’è la “Porta d’Europa”.

L’imponente monumento vuole ricordare le tante vittime nel Mar Mediterraneo mentre sognavano di arrivare in Europa. Questa terza porta, dopo tanto dolore, deve diventare anch’essa porta di salvezza.

“Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Ebrei 13,2)