La storia si ripete: nel primo governo Conte (giallo-verde) Salvini si scontrò con il premier sull’immigrazione, varando – come ministro dell’Interno – i famosi e discussi decreti ostativi; oggi, dopo un braccio di ferro con la Meloni, ha ottenuto il decreto sull’emergenza e la sostanziale abolizione della protezione speciale per i profughi. Dunque gli immigrati tornano ad essere “un pericolo”, non una risorsa; ma, nello stesso tempo, la Meloni con il ministro leghista Giorgetti, ha firmato il documento di Economia e Finanza in cui si auspica una nuova presenza migratoria per incrementare il Prodotto interno lordo; sempre la premier a Bruxelles aveva ostentato ottimismo sulla soluzione dei problemi, di facto negando il principio dell’emergenza immigrazione.

Perché questa doccia scozzese in una vicenda umana e sociale così drammatica? Per il prevalere, all’interno del Governo, della concorrenza tra FdI e Lega in vista delle prossime elezioni europee: Fratelli d’Italia, tornata nei sondaggi sotto il 30%, teme il monopolio leghista sul tema dell’immigrazione, con il prevalere della linea “dura”. Peraltro il dibattito interno alla Destra rivive dello scontro sotterraneo tra gli eredi del Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante (capofila il presidente del Senato Ignazio La Russa, con gli attacchi alla Resistenza) e i nuovi leader come il ministro Guido Crosetto che propongono un partito dei Conservatori aperto al centro. Il dibattito appartiene alla logica politica ma l’oscillazione del Governo su materie così delicate non è positiva, anche in campo internazionale (pessima a tal proposito l’uscita del ministro Francesco Lollobrigida sulle etnie e la razza).

Un richiamo opportuno, a Roma e a Bruxelles, è giunto dal Presidente Mattarella che, a Varsavia (capitale “sovranista”), ha parlato di “norme preistoriche” sull’immigrazione, ben sapendo gli ostacoli che le politiche nazionaliste pongono a un’azione efficace e solidale dell’Unione Europea. Un invito pressante al Governo di Ursula von der Leyen a passare a fatti concreti, una sollecitazione indiretta alla premier Meloni sulla valutazione delle alleanze, a cominciare dal blocco sovranista europeo. Appare indispensabile superare l’approccio elettoralistico al dramma dell’immigrazione, ponendo al centro la dignità delle persone, avendo inoltre presente la complessità dei problemi, anche per il perdurare della guerra russo-ucraina.

L’opposizione, unita, ha preannunciato alle Camere una vivace contestazione alle nuove misure; per non ridurre le assemblee ad una funzione “marginale”, sarebbe opportuno un confronto serio, fra tutte le forze politiche, sulla sostanza degli emendamenti, sempre considerando la dimensione sociale e umana della legge. Il ricorso al voto di fiducia sarebbe da parte del Governo una manifestazione di debolezza.

Le minoranze, intanto, hanno esultato per la vittoria del centro-sinistra al Comune di Udine, la prima dopo le sconfitte alle politiche e alle regionali. Il nuovo sindaco Alberto De Toni è riuscito a varare un “campo largo” con Pd, M5S, Terzo Polo, Verdi, Sinistra, un’operazione che non fu permessa al segretario Letta. Nella Capitale i rapporti nel centro-sinistra continuano ad essere tesi, anche con la nuova segretaria Schlein. In particolare cresce la critica al Pd da parte dei Pentastellati e della lista Verdi-Sinistra: dopo l’aperto dissenso sul sostegno all’Ucraina, ora l’ex premier Giuseppe Conte e il verde Angelo Bonelli puntano sui temi ambientali, con la ferma opposizione al termovalorizzatore di Roma, voluto dal sindaco Pd.

Prosegue intanto la lotta intestina Renzi-Calenda nel Terzo Polo, con insulti a livello personale che affondano il progetto politico. Dall’interno dell’area centrista sta emergendo la richiesta di un terzo nome per salvare l’alleanza: una donna presidente (si fanno i nomi delle ex ministre Bonetti, Carfagna, Gelmini), secondo il modello Meloni-Schlein. A sua volta la nuova segretaria dem ha ancora aperto il dissenso interno della minoranza riformista, mentre duecento femministe hanno chiesto alla Schlein di non proporre la legittimazione della maternità surrogata.

Il Governo Meloni sta navigando in acque mosse, tempestose, ma la sua ancora di salvezza è la permanente crisi di rapporti nella coalizione di centro-sinistra: in ordine sparso perde, unito – come a Udine – vince, ma la realtà nazionale è lontana dagli equilibri locali.

La scadenza delle Europee sta incidendo nelle scelte dei partiti, in tutti gli schieramenti, mentre le urgenze aperte – internazionali, sociali, economiche – richiederebbero un rapporto più costruttivo.