Il 10 novembre è il 314º giorno del calendario gregoriano. Mancano 44 giorni a Natale, e fin qui tutto bene! Anche perché il prossimo anno bisestile sarà il 2024. E a noi ci frega poco perché tra un po’ festeggeremo il 2023, un anno assolutamente “normale” non bisesto, si spera…
Mentre attendiamo il primo Natale di guerra sul fronte orientale, cerchiamo qualche spunto positivo: intanto è piovuto e di questi tempi è una cosa rara, anzi un giorno che sono andato ad Aosta ho addirittura visto la neve (nel senso che era in alto sulle montagne). Tornato a Ivrea c’era il vento! E pensavo tra me e me ”certo che così rischia di fare l’autunno per davvero”.
Riflettevo su questa lunghissima estate infinita, con i fiori che hanno rimesso a fine ottobre. Addirittura i pomodori hanno fatto tre giri di produzione: buono il primo, meglio il secondo, mentre quelli del terzo li ho messi sott’olio perché rimasti verdi (non che fosse una qualità verde, ma non hanno raggiunto la completa maturazione).
Comunque, ora è partito ufficialmente il famoso “foliage”, il classico panorama con le foglie rosse, gialle, arancioni, etc. Adesso la nuova moda è andare a passare un week end ad ammirare il “foliage”: se non lo fai, passi per disadattato ambientale. Ci spiegano anche cos’è: “tra fine settembre e novembre le foglie degli alberi cambiano colore per effetto dalla differente escursione termica esistente tra il giorno e la notte. Dal verde cangiante i colori diventano più caldi, creando un caleidoscopio di sfumature chiamato foliage.
Questo fenomeno celebre nel Maine, New England e che in Giappone è conosciuto come momijigari, potrete osservarlo nei parchi e nelle foreste in giro per l’Italia, dove l’autunno dà il meglio di sé. Organizzate una passeggiata nella natura, un toccasana per mente e spirito, più volte vi abbiamo infatti detto che è la miglior medicina”. E poi parte una tabella di località: e per il Piemonte si indicano come località ideali le Langhe e il Monferrato.
Bene, osservo fuori dalla finestra dell’ufficio e vedo un bel “foliage” e per mostrarmi aggiornatissimo lo dico ad una collega – “Oggi si vede proprio un bel foliage!” –, mentre lei passa con una pila di fogli A4. Ovviamente crede che la stia prendendo in giro, posa i fogli sulla sua scrivania, si avvicina alla mia e mentre cerco di dirle che cosa intendevo, mi prende il portapenne e me lo vuota con tutto il contenuto nel cestino e poi se ne va. Mi raccolgo le penne, la gomma, il temperamatite che si è infilato sul fondo, proprio sotto i fazzoletti di carta usati. Rimetto tutto a posto, riguardo il “foliage” e mi domando perché non lo potevano chiamare Cdadf (“Colore d’autunno delle foglie”) oppure più semplicemente “fogliame” che è poi la traduzione italiana.
Se avessi detto “Oggi si vede proprio un bel fogliame!“, probabilmente non avrei subìto quel proditorio atto di guerra. Ma se avessi detto: “Proprio un bel momijigari!”, cosa sarebbe successo?