Gareth Gaskell, docente di psicologia presso l’Università di York in Gran Bretagna, è anche un fine psicolinguista ed ha condotto molti studi su come il nostro cervello processa il linguaggio parlato. Abbiamo sempre sottolineato quanto l’apprendimento di nuove parole sia fondamentale per poter esprimere al meglio pensieri ed emozioni, e quanto sia necessario per modulare le azioni a seconda del contesto, delle persone e degli eventi quotidiani della vita.

La povertà lessicale, la perdita delle parole, la mancanza di conoscenza dei significati di una parola, mette a rischio le relazioni, il modo in cui si interagisce con il mondo che ci circonda, il modo in cui ci si rapporta all’esterno… Modifica, soprattutto, le emozioni ed il benessere mentale.

Un bambino di tre anni può arrivare a conoscere anche 600 parole; intorno ai vent’anni si dovrebbero conoscere tra le 27mila e le 52mila parole, all’età di sessant’anni tra le 35mila e le 56mila. Questo significa che il cervello, quando deve scegliere una tra le parole che conosce, opta per quella più giusta per quella particolare circostanza. Il 98% delle volte il cervello sceglie la parola corretta grazie alla capacità di operare parallelamente e di gestire in contemporanea una serie di attività e, ogni volta che si apprende una parola nuova, questa si connette con altre migliaia già conosciute fino ad arrivare a trovare la migliore corrispondenza.

Queste operazioni ci consentono di ampliare i significati intorno alle parole, ma soprattutto relativamente ai concetti a cui il cervello può costantemente attingere. Ogni volta in cui ascoltiamo una parola, nella nostra testa si affastellano tutta una serie di significati che giungono successivamente ad un’unica interpretazione.

Quando la conoscenza lessicale è misera e di conseguenza si verifica una riduzione ai minimi termini di pensieri e concetti, c’è il rischio di malintesi perché la limitatezza del linguaggio porta ad utilizzare parole comuni o concetti che risultano vaghi o composti da frasi fatte, apodittiche, generalizzanti.

La limitatezza del vocabolario ha degli effetti negativi anche quando… “ci si parla addosso”. Quando grazie al dialogo interiore si riflette su esperienze emotive intense, il processo determina il rilascio di ormoni differenti che portano tutto il corpo a vivere condizioni di benessere oppure di disagio, di conseguenza alterando la percezione della realtà vissuta.

Il linguaggio aiuta dunque a costruire immagini per rendere chiaro e comprensibile il proprio mondo e aiuta a tessere relazioni e conversazioni consapevoli, che si realizzeranno pienamente con la ricchezza dei significati che attribuiremo grazie al numero di parole conosciute: più tale numero è ampio, meglio è. Per tutti.