Fonti attendibili attestano che all’apertura del nuovo anno scolastico hanno risposto all’appello circa 7,4 milioni di studenti italiani, quindi oltre 120mila in meno rispetto a settembre dello scorso anno.

La causa? La denatalità che nei prossimi dieci anni ridurrà di quasi 1milione400mila il numero degli alunni presenti in aula, con conseguenti ricadute anche sull’organizzazione del sistema scolastico. “Da qui al 2032-33 l’Italia avrà 1milione400mila studenti in meno, una caduta demografica di grande portata, che coinvolge la struttura sociale, le ambizioni e le speranze del Paese”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla presentazione della Unesco Chair on Urban Health all’Università “La Sapienza” a Roma lo scorso 3 febbraio.

Dov’è il futuro per i giovani italiani? All’estero, dicono 3 ragazzi su 10, intenzionati a lasciare l’Italia per trovare migliori condizioni di lavoro e di vita. E a muoverli è la ricerca di una dimensione professionale soddisfacente, di una reale autonomia finanziaria e, per le ragazze, d’una possibilità concreta di superare il divario di genere che, nel nostro Paese, incide ancora molto su redditi e opportunità di carriere.

Se sommati al Rapporto 2021 della Fondazione Visentini/Luiss, dello scorso marzo, questi dati confermano come continui la “fuga dei cervelli”. Più di 50mila i giovani tra i 15 e i 34 anni andati via dal Paese soltanto nel 2019, alla vigilia della pandemia, secondo dati del Rapporto Migrantes sugli “Italiani nel mondo”. 250mila nel decennio 2009-2018 secondo il Rapporto annuale 2019 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa.

E 300mila secondo l’Unione europea delle cooperative su dati Istat 2019 (qui sono compresi quelli che vanno a studiare all’estero, non solo a lavorare) con un aumento del 33% negli ultimi 5 anni. Una impressionante perdita di capitale umano, ma anche di capitale sociale, se si considera che a partire sono, mediamente, i più intraprendenti, ambiziosi, determinati, animati da forte spirito d’innovazione e voglia di scoperta.

Poi ci sono gli immortali, quelli che se ne fregano; i datori di lavoro che non pagano adeguatamente i giovani e li sfruttano, i politici che fanno della democrazia un gioco a loro uso e consumo senza decidere un emerito nulla sulle politiche giovanili. Quelli che pensano che morti loro, il mondo debba cessare. Li vediamo ogni giorno, li ascoltiamo alla radio, nessuno sembra parlare di qualcosa di positivo per il nostro Paese.

Eppur votare si deve…