Mostra per i 50 anni de La Tettoia, ristorante della famiglia Curnis
CHIAVERANO – Era la Domenica delle Palme del 1969, quando a Bienca si inaugurò il ristorante “La Tettoia”, nuova sede (con nome nuovo) del locale gestito da Angiolina Regruto Tomalino, il marito Pietro Curnis e il loro figlio Luciano. Per i coniugi ristoratori non era certo un’esperienza nuova: sin dal 1949 essi avevano rilevato la “Trattoria Alpina” di Carolina Peretto (Ca ’d Pret, come si chiamava in paese), una di quelle piole senza tempo, situata tra le prime case di Bienca per chi sale da Chiaverano, in cui le famiglie si ritrovavano nei giorni di festa o dove si andava a far merenda per degustare i piatti più tipici del Canavese.
Nel corso degli anni Sessanta i Curnis maturarono l’idea di costruire un ristorante dagli spazi più moderni e funzionali alle esigenze di una società che stava cambiando a ritmi molto rapidi: erano necessarie una cucina più ampia e una sala dove poter ospitare gruppi numerosi, soprattutto per i frequenti pranzi di matrimonio. Nacque così “La Tettoia” di Bienca, un ristorante che rispecchiò negli anni Settanta e Ottanta i gusti e le tendenze di una società italiana dal benessere crescente, sapendo affiancare ai piatti della tradizione canavesana anche le novità e le tentazioni esotiche, che in quei decenni andavano di moda.
Angiolina (1922-2005) fu per tutta la vita la perfetta cuciniera piemontese: aveva appreso a Ca ’d Pret, quando ancora aiutava l’anteriore proprietaria, tutti i procedimenti antichi, che osservava con scrupolo quasi rituale; lavoratrice infaticabile, seppe trasmettere ai suoi famigliari un rispetto profondo per il lavoro e per l’attività di famiglia.
Il marito Pietro (1916-1994), originario del bergamasco, di analogo temperamento imprenditoriale – ma con una vena più artistica -, si occupava della cantina e del bar, cimentandosi egli stesso come produttore di vino.
Tanta era l’affluenza al ristorante che il giovane Luciano (1945-1994), già dipendente della Olivetti, decise di licenziarsi per dedicarsi a tempo pieno alla ristorazione, affiancando la madre in cucina. Soprattutto nel corso degli anni Ottanta la presenza di Luciano contribuì a un rinnovamento marcato nell’impostazione del ristorante: le scelte continuavano a ruotare sulla tradizione locale, ma con apertura e attenzione anche alle tendenze più moderne. In parallelo alla professione, Luciano nutrì grandi passioni giovanili, che seppe conservare nel corso della sua breve vita: lo sport (che gli piaceva declinare in molte forme, dalla moto da trial alla corsa a piedi, dallo sci alla bicicletta) e la fotografia. Poco più che ventenne, disponeva già di una camera oscura all’avanguardia per l’elaborazione e lo sviluppo delle fotografie.
Oggi, toccando il mezzo secolo di attività, “La Tettoia” vuole rendere omaggio alla memoria dei fondatori, alla loro opera e ancor più alla loro personalità: per questo, nel pomeriggio di domenica 16 giugno, sarà presentata la mostra “Luciano Curnis e la fotografia”, con una campionatura ben rappresentativa dello sguardo d’autore.
La mostra non ha un tema conduttore, perché l’attività al ristorante offre soltanto il contesto iniziale; in molte fotografie di Luciano si ritrova lo specchio di un mondo recente, eppure lontanissimo, in cui la società attuale a stento riconosce le proprie forme di pochi decenni fa.
È un mondo che eredita le tradizioni rurali, tipiche di un paese come Chiaverano, e l’attenzione per la natura, ma al tempo stesso partecipa sempre più della tensione verso la modernità urbana in espansione (Ivrea e la Olivetti); una fase di transizione, dunque, che la fotografia in bianco e nero, con i suoi meravigliosi chiaroscuri, fa rivivere nella memoria dell’osservatore o presenta come traccia del passato allo sguardo curioso di chi non ha vissuto quegli anni.
La presentazione della mostra sarà alle 16; seguirà una degustazione dedicata ai sapori della tradizione, offerta dal ristorante “La Tettoia” a tutti gli intervenuti.