Nei momenti difficili del Paese, più volte i Presidenti della Repubblica han fatto ricorso ai tecnici per governi d’emergenza: nel ’93, in piena Tangentopoli, Scalfaro scelse Ciampi, numero uno della Banca d’Italia; due anni dopo indicò un altro banchiere (Dini) dopo la rottura Bossi-Berlusconi; nel 2011 Napolitano, di fronte alla crisi finanziaria che minacciava le istituzioni, sostituì Berlusconi con Monti, autorevole economista europeo; nel 2021 Mattarella, di fronte all’eclissi dei Grillini e alla crisi del Governo Conte-2, chiamò a Palazzo Chigi l’ex presidente della BCE, Draghi.
Oggi, paradossalmente, il fantasma del governo tecnico è stato evocato dalla stessa premier Meloni, nella cornice dell’incontro europeo di Malta sui migranti. La presidente del Consiglio ha attribuito il disegno alla sinistra; più verosimilmente è l’antica tecnica di “parlare a suocera perché nuora intenda”, ovvero un messaggio lanciato alla sua rissosa maggioranza di governo.
Il “campo largo” del centro-sinistra appare infatti ogni giorno inesistente: a Palermo, all’assemblea dei magistrati, la Schlein e Conte si sono apertamente ignorati; la stessa segretaria del Pd, colpita dal rifiuto grillino di intese organiche, ha accusato il capo politico del M5S di parlare sui migranti come la Meloni; e il leader centrista Calenda ha “sparato” su tutta la sinistra e la Cgil a proposito della vertenza sindacale alla Magneti Marelli (ex Fiat): l’accusa, pesantissima, è di aver aiutato il Gruppo Agnelli-Elkann in cambio del sostegno editoriale della Gedi (ex Fiat). Non sembra, in queste condizioni, che il frammentato centro-sinistra possa costituire una minaccia per l’esecutivo: ben altri sono gli ostacoli.
Il primo è costituito dalla crescente aggressività politica del vice-premier Salvini: la Meloni predica l’austerità nel bilancio statale per i prossimi tre anni; la Lega rilancia sul ponte sullo Stretto, sull’autonomia regionale differenziata, sulla riforma della legge Fornero sulle pensioni. Tre provvedimenti che costano migliaia di miliardi. Dove prenderli se il bilancio 2024-26 già prevede un deficit pubblico del 140% (contro il tetto UE del 60%)?
L’indebitamento statale è uno dei problemi indicati dallo stesso ministro leghista dell’Economia, Giorgetti, che teme la reazione negativa dei mercati, con lo spread che ha ripreso a salire. Il mondo finanziario mondiale guarda ai dati reali e non aspetta le campagne elettorali.
La concorrenza interna di Salvini pone problemi anche sul delicato versante della collocazione europea dell’Italia: la sua alleanza con l’estrema destra francese e tedesca è un’ombra sul governo Meloni. La stessa premier continua nella politica del doppio binario: europeista come presidente del Consiglio, nazionalista come leader dei Conservatori europei, alleata di due governi (Ungherese e Polacco) che ostacolano ogni iniziativa di Bruxelles sui migranti.
Il Governo italiano ha scelto l’attacco a Berlino per il sostegno alle navi delle ONG che soccorrono i migranti in mare, ma non ha detto nulla sull’ostracismo di Budapest e Varsavia; e la stessa polemica con la giudice di Catania che ha contestato alcune disposizioni del decreto sui rimpatri, appare come un’ennesima fase della rincorsa elettorale tra Salvini-Meloni sui temi della sicurezza.
Forte di un’ampia maggioranza parlamentare, con l’opposizione in frantumi, la Meloni è chiamata a superare il fantasma del governo tecnico con una chiara guida dell’Esecutivo, senza diversivi di natura elettorale, guardando a Roma più che a Bruxelles o New York. Quanto alla minaccia di elezioni anticipate, questa è una prerogativa che la Costituzione attribuisce esclusivamente al Presidente della Repubblica (ancora non è stato varato, e neppure discusso, il disegno di legge sul premierato elettivo).
Mattarella è molto attento alle esigenze del Paese: parlando a Torino, alla Conferenza dei Governatori regionali, ha ricordato il primato degli interventi per la Sanità, che non possono essere ridotti nel dopo-Covid. Meloni, il giorno dopo, ha sostanzialmente difeso i tagli, invocando una generica scelta di qualità nella spesa sanitaria.
Sulle opzioni operative l’Esecutivo gioca il suo futuro, né vale evocare presunti complotti interni o esteri; lo stesso Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi, ha difeso nei giorni scorsi Napolitano dalle accuse di “golpe” per la caduta del Cavaliere nel 2011. La Costituzione è chiara: Capo dello Stato e Premier hanno compiti diversi e non sono possibili confusioni.