Camillo Olivetti dava grande importanza alla cura dell’aspetto estetico: “la macchina per scrivere deve avere un aspetto serio ed elegante”. Con lui nacque lo “stile Olivetti”: la cura nella realizzazione del prodotto doveva riguardare sia l’aspetto funzionale, sia la sua bellezza. Con Adriano, il design assunse un ruolo centrale. Egli coinvolse grafici, artisti e progettisti che apportarono nuove idee e scelte estetiche innovative. Una grande figura di designer che collaborò con la Olivetti fu Marcello Nizzoli (Boretto, 2 gennaio 1887–Camogli, 31 luglio 1969), a cui si deve la realizzazione di prodotti quali le macchine da scrivere Lexicon 80, Diaspron 82 e la celeberrima Lettera 22, portatile di grande successo, esposta nella collezione permanente di design al Museum of Modern Art di New York.

Fu anche progettista del quartiere di Canton Vesco, delle case per gli impiegati, dei Palazzi uffici di Ivrea e di Milano e del quartiere residenziale di Pozzuoli. I problemi sorsero con l’avvento dei grandi calcolatori elettronici. Il prototipo dell’ELEA 9003, la “macchina zero”, era molto ingombrante: la struttura era costituita da armadi contenenti una infrastruttura metallica sulla quale erano montati i pannelli contenenti i vari componenti elettronici. Per poter rendere presentabile al pubblico e immettere sul mercato l’elaboratore, Olivetti aveva bisogno di un architetto che curasse il design e rendesse funzionale l’interfaccia con l’operatore.

Roberto Olivetti, figlio di Adriano, direttore della Divisione Elettronica Olivetti, decise di affidarsi a Ettore Sottsass jr.
Sottsass junior nacque a Innsbruck il 14 settembre 1917 da Ettore senior, architetto, e da Antonia Peintner; compì gli studi a Torino, città dove la famiglia si trasferì fin dal 1929. Diplomatosi al Liceo Scientifico Galileo Ferraris, il 14 giugno 1940 si laureò in Architettura al Politecnico. Durante il periodo bellico fu impegnato sul fronte alpino, poi nei paesi balcanici, dove fu internato in un campo di lavoro; nel luglio 1944 accettò, pur di rientrare in Italia, di arruolarsi nella Divisione alpina Monterosa della Repubblica di Salò. Rientrato a Torino ancor prima della fine del conflitto bellico, iniziò a prendere parte alla vita culturale della città, collaborò con il quotidiano “Sempre avanti!” ed entrò a far parte, insieme al padre, del Gruppo architetti moderni. Collaborò come grafico per alcune case editrici, tra cui Einaudi, e come progettista di pubblicità e di strutture espositive per Carpano, Cogne e Grassotti. Trasferitosi a Milano, nel 1947 aprì il suo studio di progettazione architettonica e di arredamento d’interni. Nel 1949 sposò la traduttrice e scrittrice Fernanda Pivano.

La collaborazione con l’Olivetti ebbe inizio a partire dal 1957: disegnò dei bozzetti di copertina per le Edizioni di Comunità e pubblicò alcuni articoli sulla rivista omonima. Subito dopo venne chiamato a “dare forma” all’elaboratore Elea 9003. Dopo aver visitato i laboratori di Barbaricina, si rese conto che tutte le parti della macchina dovevano essere integrate fra loro, regalando alla stessa un senso di unitarietà. Dopo qualche mese, sviluppò il suo progetto: la macchina doveva armonizzarsi con l’ambiente e restituire spazio agli operatori; gli armadi dell’ELEA erano bassi, i cavi di collegamento erano disposti in alto regalando un senso di ordine e razionalità. La sua idea venne premiata nel 1959 con il Compasso d’oro. Nei primi anni ’60 Roberto Olivetti gli propose di entrare in azienda ma Sottsass, spirito libero, propose di creare due gruppi di designer, uno interno all’azienda formato da dipendenti e da collaboratori di Sottsass, l’altro collocato nel suo studio milanese dove operavano alcuni designer indipendenti ed alcuni tecnici dell’Olivetti.

I due gruppi, dipendenti dalla Direzione Relazioni culturali, disegno industriale e pubblicità, dal 1965 guidata da Renzo Zorzi, avrebbero avuto ruoli diversi: il primo più legato alle esigenze aziendali di produzione e vendita del prodotto, il secondo più libero e capace di una visione allargata all’intera immagine aziendale. La proposta, accettata dall’Olivetti, portò ad una collaborazione ventennale. Nel 1961, al ritorno da un viaggio, Sottsass si ammalò gravemente e trascorse nel 1962, dietro indicazione di Roberto Olivetti, un lungo periodo di degenza presso una clinica di Palo Alto in California. Uscito dall’ospedale, progettò un mobile a torre per la casa milanese del suo amico Mario Tchou, direttore della Divisione elettronica Olivetti.

Per l’azienda di Ivrea, Sottsass ed i suoi collaboratori progettarono più di 50 prodotti: computer, sistemi e terminali (oltre all’Elea 9000, l’Elea 4001, il P603, le Audit 5 e 7, P6060, DE 700, TC 480, TC 1300, WS 580, BCS 2000, S6000, M20, M24, M30, M40, M19, M28), macchine per scrivere e sistemi di scrittura (Tekne 3 e 4, Praxis 48, Editor, Editor 3, 4 e 5, Lettera DL, Dora, Studio 45, Linea 88, Valentine, Lettera 36, Editor S14 e S24, TES 501, ETS 2010), macchine da calcolo (Divisumma 26, Elettro-summa 23, Logos 27, Summa 19), telescriventi (Te 300, Te 400 e Te 500). In questo lungo elenco spicca la macchina per scrivere portatile Valentine, un prodotto che Sottsass aveva immaginato “essenziale come una biro”, con una carrozzeria in materiale plastico povero e che diede grande prestigio all’Olivetti.

Sottsass, animato da una straordinaria vena creativa, pose grande attenzione alla progettazione degli edifici e degli arredi. Alla fine degli anni Sessanta, progettò il primo sistema di arredamento per ufficio in plastica colorata Synthesis 45, insieme a Perry King, Albert Leclerc, Bruno Scagliola, Masanori Umeda e Jane Young, e la nuova sede della Olivetti Corporation of America a New York, al numero 500 di Park Avenue. Alla fine degli anni ’90 collaborò ancora con l’Olivetti realizzando il progetto di ristrutturazione dello storico Centro studi ed esperienze. Poco dopo aver compiuto 90 anni, Ettore Sottsass morì a Milano il 31 dicembre 2007.