(elisabetta acide) – Proseguiamo qualche riflessione nello scorrere del mese mariano, per “raccontare” la devozione a Maria.

Scorrendo il calendario del mese di maggio troviamo alcune festività e prossime ricorrenze del calendario liturgico che celebrano Maria (13 Maggio: Madonna di Fatima; 19 maggio Salus Infirmorum a Vercelli; 20 Maggio: Maria Santissima Mater Domini; 24 maggio Maria Aiuto dei Cristiani, 28 maggio Madonna della salve di Alessandria; 31 Maggio: Visitazione della Beata Vergine Maria solo per citarne alcune).

«La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera salvifica del suo sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso dell’anno. […] Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore la beata Maria, Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del Figlio suo: in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa desidera e spera di essere nella sua interezza» (Sacrosanctum Concilium 102-103).

Parole della costituzione dogmatica sulla liturgia del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ci indicano, dunque, la “presenza” di Maria, nell’avvicendarsi dell’anno liturgico.

Parole che trovano, nel corso della storia, già “azioni” alla madre del Redentore, dedicate come “devozione”.

Ricordiamo,

(oltre alle riflessioni già pubblicate Risvegliopopolare.it – leggi qui),

che il re di Castiglia, Alfonso X il Saggio, già nel XIII secolo, associò la bellezza della Vergine Maria al mese di maggio in uno dei suoi poemi e il secolo dopo (XIV secolo) il domenicano Enrico Suso faceva adornare ogni 1 maggio, la statua di Maria, mentre a Roma a partire dal XVI secolo si dedicavano i 31 giorni del mese di maggio, a Maria Madre di Dio.

In questo mese si invitavano i bambini ad offrire a Maria fiori, simboli delle virtù cristiane “concentrate” in colei che era “piena di Grazia”.

Non dimentichiamo che proprio a Roma il nome di Maria compare vicino a quello di Gesù e di Pietro, nel muro “G” sotto l’altare della Basilica di S. Pietro in Vaticano in un’iscrizione databile terzo secolo. (R. Guardini, Maria nelle epigrafi paleocristiane).

Maria di Nazareth, dunque Madre di Gesù, che è Madre di Dio e madre di ogni uomo.

Mi piace pensare che, nelle raffigurazioni di molte opere d’arte, “vie di bellezza” (per citare Papa Francesco) di cui il nostro patrimonio artistico è abbondante, in quel Bambino in braccio alla madre, tutti noi ci riconosciamo, con quella tenerezza e quell’affetto speciale che solo una madre attenta e amorevole riserva per le sue creature.

Madre dunque di ogni cristiano, madre a cui con fiducia ognuno può ricorrere per giungere al Figlio, per essere abbracciato come ha fatto con il figlio, da quella mangiatoia alla croce, dalla nascita alla morte.

“Affidamento” come “consegna” fiduciosa che ci racconta di Maria Madre della Chiesa, festa istituita da Papa Francesco nel 2018, e che celebreremo proprio in questo mese di maggio il lunedì dopo Pentecoste (per questo 2024 il giorno 20 maggio).

Papa san Paolo VI nel novembre del 1964, durante il Concilio Vaticano II, aveva definito Maria Mater Ecclesiae: Madre della Chiesa, quindi Madre di tutto il popolo cristiano: “tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima” (Mater Ecclesiae 1965, 1, p. 5).

Dobbiamo l’introduzione di questa particolare devozione nel Messale Romano, nel 1975, come S. Messa votiva per onorare la Beata Vergine Maria Madre della Chiesa e nel 1980 Papa san Giovanni Paolo II inserisce il titolo mariano Beata Vergine Maria Madre della Chiesa nelle Litanie Lauretane.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ha dedicato un paragrafo, il 964, intitolato “Maria – Madre di Cristo, Madre della Chiesa”, nel quale leggiamo:

“Infatti la Vergine Maria […] è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. […] Insieme però […] è veramente “Madre delle membra” (di Cristo), […] perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra».  Maria, […] Madre di Cristo, Madre della Chiesa»,

nel quale appunto vengono riportate le parole di San Paolo VI, Discorso ai Padri Conciliari alla conclusione della terza Sessione del Concilio Ecumenico II (21 novembre 1964).

Non possiamo allora, non ricordare quelle parole pronunciate da Gesù sulla croce alla madre ed a Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio!”. E poi: “Ecco tua madre!” (Gv 19,25).

SI tace sulla risposta di Maria, ma l’azione conseguente a quelle parole, ci conferma il suo “assenso”, ancora un altro “Sì” al Figlio, a Dio.

Un altro “Eccomi” che non si può negare a quel Figlio a cui è stato dato così tanto amore e che da quella croce, con Amore, chiede ancora amore, perché l’amore del Figlio “penetra” l’amore della madre.

Sono molte le donne sotto la croce: di alcune conosciamo il nome, di altre la parentela, di altre solo il pianto e la nazionalità… ma lo sguardo è “rivolto” alla madre e al “discepolo che Egli amava”.

Una narrazione che ha come “modello” Maria, modello di “discepolo”, modello di “affidamento”, modello della “testimonianza”, modello della “fede”.

La “donna” che a Cana aveva detto “Fate quello che lui vi dirà” (Gv 2,5) ora è sotto la croce che ascolta, non parla, ma continua a “custodire le cose nel cuore”.

Il suo “custodire” diventa modello ed esempio, il suo “custodire” diventa maternità “allargata”.

Non sono solo le parole di un “testamento” di un figlio che lascia in “eredità” (ciò che non si merita ma che è “dovuto”), per essere custodito e curato.

Non sono sole le parole “preoccupate” e “umane” di un figlio che sa quanto sia difficile la vita in Oriente di una madre rimasta sola.

Sono le parole dell’“Autorità”, dell’“istituzione”: madre-modello per altri uomini, per altri “modelli”, per uomini e donne di tutti i tempi che faranno la Chiesa.

Affidamento e comunione di amore che devono continuare, che devono “costituire” il nucleo fondante e portante dei “modelli”, “generati” dal modello di donna – Madre che forma la comunità ecclesiale.

Chiesa viva, chiesa in cammino, chiesa che riceve lo Spirito Santo.

E in quel cenacolo c’è Maria, con il discepolo amato, ci sono i discepoli, ci sono coloro che diventano “consapevoli” della missione a loro affidata.

Madre della Chiesa: l’affidamento che sotto la croce è diventato “realtà” nella Chiesa, ci chiede di “affidarci” a Maria che ci porta a Cristo e di “affidarci” alla Chiesa.

Agostino aveva scritto meditando sulla maternità di Maria:

“Maria, corporalmente, è madre solo di Cristo, mentre spiritualmente, in quanto fa la volontà di Dio, gli è sorella e madre. Madre nello spirito, ella non lo fu del Capo che è lo stesso Salvatore, dal quale piuttosto spiritualmente è nata, ma lo è certamente delle membra che siamo noi, perché cooperò, con la sua carità, alla nascita nella Chiesa dei fedeli, che di quel Capo sono le membra”.

Uomini “nuovi” in Maria, “chiesa” nata dalla gloria della croce, nata dal “transito” della morte per la Risurrezione, madre di “tutta la Chiesa” e la Chiesa la “prende con sé”, come ha fatto il discepolo amato (eis ta ídia), la prende “a casa”, e Maria “ad Jesum per Mariam”, ci conduce a Gesù.

Lo Spirito Santo che è disceso su Maria ci “sospingerà” per mezzo di lei a Cristo.

La mediazione creata di Maria, tra noi e Gesù, ritrova tutta la sua validità, se compresa quale mezzo della mediazione dello Spirito Santo.

Prepariamoci alla celebrazione con le parole della Preghiera a Maria Madre della Chiesa e Madre della nostra fede dell’enciclica Lumen Fidei del 29 giugno 2013 di Papa Francesco

Aiuta, o Madre, la nostra fede!
Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.
Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.
Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.
Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.
Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.
Ricordaci che chi crede non è mai solo.
Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!