(elisabetta acide) – Ricordo, in uno dei miei soggiorni romani, l’espressione “colorita” che sempre mi affascina dei romani, nel descrivere il tratto di strada che stavo percorrendo: Via dei Coronari (via del rione Ponte, l’antica “via Recta”, denominata così dal periodo medioevale per la presenza di numerosi venditori di Rosari, in quanto luogo che vedeva la presenza assidua di pellegrini diretti alla Basilica di S. Pietro in Vaticano): “Avoja, Eccallà ‘a strada delle Madonnelle”.
Proprio in questo tratto di strada, sono presenti numerose “edicole”, “piloni” ed immagini di Maria, tra le quali ricordiamo la famosa ed antica “immagine del Ponte”, realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1523 su incarico del notaio della Camera Apostolica.
In una bugnatura con due colonne che sorreggono il timpano, è inserito il tabernacolo che contiene l’Incoronazione della Vergne, opera di Perin del Vaga.
Le “edicole” sono testimonianza di una “religiosità popolare” diffusa, lo “spazio sacro” sulla via, ex voto, ringraziamento, testimonianza, dono dei fedeli.
In alcune zone d’Italia vengono chiamate anche “piloni”, e costituiscono espressione significativa di quello “spazio di comunità” in quanto testimonianza collegiale e personale di una fede vissuta e testimoniata.
Spesso l’immagine che compare è quella di Maria, raffigurata nei suoi diversi attributi.
La diffusione maggiore della costruzione delle edicole l’abbiamo tra i secoli XVII e XVIII, con tecniche diverse: tele, affreschi, stucchi, terrecotte, metalli, legni… e davvero possiamo riconoscere in alcune opere, autentiche espressioni di arte.
Sicuramente contribuirono a creare elementi decorativi e architettonici dello spazio extra-urbano o cittadino, ma la cosa che maggiormente colpisce è proprio questo “desiderio” di mantenere viva la devozione, in particolare mariana.
Interessante scoprire come la “devozione” costituisca un “riferimento” anche sociale di quella preghiera che trovava espressione anche nel radunarsi a recitare il rosario davanti alle edicole o costituiva un momento di “preghiera” lungo il cammino, o una espressione esterna di una “devozione” (alcune immagini votive o edicole, venivano commissionate dai proprietari della casa stessa).
Ricordiamo che il termine “edicola” ha origine etimologica latina “aedicula” (meglio aedes – icula – diminutivo “piccolo tempio”), al cui interno era conservata l’immagine sacra venerata.
In particolare le edicole “di strada” devono la loro origine alla civiltà romana ed al culto dei Lares a protezione di domus o insulae.
Dal Lares Campitales all’immagine di Maria madre di Gesù, in una sorta di “sincretismo” che rivela la devozione e la fede che “guida” sulla strada l’uomo, in una “pietas” concreta e visibile.
Nel corso del tempo alcune corporazioni (macellai, conciatori, ortolani…) si fecero promotrici della costruzione di edicole poste a protezione di quartieri o di “mestieri”, testimonianza di una fede di comunità.
Interessante, anche dal punto di vista architettonico la “classificazione” delle edicole (a nicchia, a vela, a cappella) a seconda delle forme e dell’utilizzo, di cui esistono numerosi studi di settore, che raccontano, anche l’impegno personale di una realizzazione conforme all’obiettivo della fede e della religiosità personale.
Non dimentichiamo che sul territorio italiano, ogni regione vanta un numero considerevole di “edicole”, in particolare mariane, alcune denominate anche piloni, capitello, cappella, celletta, cippo, edicola, madonnina, maestà, nicchia, pilastrino, sacello, tabernacolo, targa, verginina… dove abbiamo l’immagine di un attributo di Maria, spesso legato alla rappresentazione delle litanie lauretane, ma anche di toponimi specifici e riferimenti del Vangelo.
Mi piace particolarmente pensare alle edicole lungo le vie dei pellegrini, quelle poste lungo le strade, i passaggi faticosi, i percorsi scelti per le vie verso i luoghi della meta, espressione della costante presenza del Signore e della madre, sulla “via”, “accanto” all’uomo, alle esistenze, alla fatica del viaggio.
Espressione bellissima della preghiera “di strada”, di chi passa e di chi ri-passa, di chi prega con chi è passato, di chi condivide il “tratto di strada”… e pregando “parla” con l’Infinito.
L’edicola, dunque, insegna a “parlare e pregare”, a manifestare la propria fiducia, ad esprimere la propria devozione.
E’ bello altresì pensare ai pellegrini, al percorso, al cammino di fede ed alla “sosta” per “costruire” lo “spazio”, la “fermata” per testimoniare la fede ed il cammino: strade, incroci, crocicchi, campi, cortili, muri, punti di confine… ogni luogo diventa “preghiera”.
Forse siamo così “distratti” che spesso quasi, quando percorriamo vie conosciute, non prestiamo attenzioni a loro, non raccogliamo la “presenza” della devozione di quell’immagine di Maria in cammino, di quella Maria pellegrina con l’uomo e con il mondo.
Bella l’immagine di Maria “pellegrina” con i pellegrini, di Maria “pellegrina”, in cammino con l’uomo, tra venti, pioggia, neve, sole afoso e cocente… è lì pellegrina con noi.
Pellegrina con l’uomo nei “luoghi”, quelli del passaggio ma anche quelli della stabilità, quelli della strada e quelli delle preghiere, dello scampato pericolo e della benedizione…
Presenza nei luoghi e nel tempo, anche forse “lontani” dagli spazi abitati, dai luoghi destinati al culto, dove i sacerdoti magari non arrivavano, ma dove Maria si fa “presenza”.
Maria pellegrina e missionaria nel mondo e per il mondo, immagini semplici eppure testimonianza di una fede certa, di una certezza sicura della presenza.
Presenza di Madre in cammino con l’uomo e il mondo. Madre che si “stabilisce” nello spazio e nel luogo del mondo, madre che invita alla preghiera, che ricorda con la sua “presenza”, la presenza di Dio tra l’uomo.
Madre che “accompagna” e rende figli di un’unica madre, quella “designata”, quella che ci fa sentire “famiglia”, quella che ci invita a “rallentare”, a “fermarci”, a “sostare” nel luogo di preghiera, perché il cammino è preghiera, perché la vita è preghiera, perché la sua presenza “materna” è guida e richiamo.
Le edicole mariane, allora, ci riportano alla memoria la bellezza della presenza di Maria tra noi, pellegrini nel mondo, ci ricordano il suo essere “con noi” per darci conforto, rifugio e speranza.