Tra le tante cose di questi giorni, ci va di metterne insieme tre che si collegano bene tra di loro. Le elezioni di domenica, per le quali non mancano informazioni, il Giro d’Italia che coinvolge il nostro territorio, e l’Assemblea dei vescovi italiani che si chiude oggi, e di cui forse solo gli addetti ai lavori sanno qualcosa. Le elezioni sono trasversali un po’ a tutto, il presidente dei vescovi ha richiamato qualche concetto essenziale in merito; il Giro approda in Piemonte oggi: Novi Ligure, Cuneo, Pinerolo, arriva a Ceresole Reale, poi Ivrea, da dove riparte, domenica, giorno di voto. Saranno migliaia a scendere in strada – senza contare chi lo segue fisicamente, tappa dopo tappa – per applaudire i corridori.
“La corsa genera coesione – prendo a prestito le dichiarazioni di Marco Bussone, presidente dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani -, incontro e non scontro, perché i valori dello sport oggi devono promuovere l’accoglienza. Sarà una grande festa del Paese, un incontro con i borghi, sulle nostre strade, un evento che da 102 edizioni genera coesione, interazione, unità tra territori, legami tra montagna e aree urbane. È storia e futuro dell’Italia. La partecipazione delle comunità lungo le strade è una metafora di quanto il Paese ha oggi come non mai bisogno. E cioè forza, impegno, lungimiranza, visione di futuro, partecipazione appunto. Un monito e stimolo per politica, istituzioni, mondo economico, terzo settore. Il Giro unisce l’Italia. E trova nelle montagne, sui nostri tornanti, nelle grandi salite delle Alpi e degli Appennini, l’essenza e le immagini più spettacolari, i gesti sportivi più belli”.
Lo stesso vorremmo poter dire delle elezioni, attese, preparate, combattute, sulle quali il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Bassetti, è intervenuto per dire che è necessario per tutti “superare riserve e sfiducia e partecipare al voto”. Più facile per le Comunali e le Regionali, più difficile per le Europee perchè “l’Europa è sentita distante e autoreferenziale… ma anche l’Italia fa fatica a vivere la nazione come comunità politica. Il nostro è un patrimonio che va rivitalizzato – sprona il cardinale -, anche per consentirci di portare più Italia in Europa. Dobbiamo essere fino in fondo italiani (convinti, generosi, solidali, rispettosi delle norme), perché anche l’Europa sia un po’ più italiana. Dobbiamo essere fieri, sia detto senza alcuna presunzione, di un Cristianesimo che ha disegnato il Continente con il suo contributo di spiritualità e cultura, di arte e dottrina sociale. Di umanesimo concreto”.