“Non sono più due, ma una sola carne” (v. 8): il progetto creativo di Dio, quello pensato sin dal principio: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen. 1, 27), viene riproposto in questa pericope (Mc. 10, 2 – 16), in cui Gesù sprona i suoi interlocutori a superare il senso letterale della legislazione mosaica per arrivare a coglierne il cuore, “il pieno compimento della legge” (Rm. 13, 10), che è l’amore.
“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc. 10, 9). Parafrasando un’espressione di Don Tonino Bello: “amare, voce del verbo soffrire”, occorre riflettere, in un Occidente sempre più scristianizzato, sull’autenticità e totalità del dono d’amore matrimoniale, riflesso e “segno di Cristo che ci ha amati d’amore fedele fino alla Croce” (Benedetto XVI, 7/10/2012).
“Il criterio dell’amore cristiano è l’incarnazione del Verbo” ha ricordato più volte Papa Francesco e “chi dice che l’amore cristiano è un’altra cosa, questo è l’anticristo, che non riconosce che il Verbo è venuto in carne” (11/11/2016). Dio, in Cristo, si è fatto uomo: carne umana e Verità (cfr. Salmo 85) si sono congiunte ed è in questa prospettiva che l’amore diventa autentica donazione di sé.
“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (v.15): di tutte le caratteristiche proprie dell’età infantile, Gesù sceglie la fiduciosa disponibilità come peculiarità del discepolo, del credente di ogni epoca, che muove i suoi passi verso la pienezza eterna, senza pregiudizi o sovrastrutture, che spesso bloccano l’autentico dialogo con Dio.
Non l’infantilismo ma la lucida genuinità diventa il criterio che apre alla novità del Regno, allo slancio d’amore: “al cielo sono destinati quanti sono semplici come i bambini, quanti come loro sono pieni di fiducioso abbandono. Questi solamente possono ritrovare in Dio un Padre, e diventare a loro volta, grazie a Gesù, altrettanti figli di Dio” (Giovanni Paolo II, 13/12/1994).
Mc 10, 2-12 (forma breve)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».