(Editoriale)

Non c’è altra festa come il Natale che sia veramente inclusiva e non voglia far sentire ad alcuno di essere in qualche modo scartato, isolato, solo. Nonostante le malefatte della pandemia, con le conseguenze psico-sociali non ancora totalmente quantificate, che ha coltivato espressioni come distanziamento, discriminazioni, apartheid… il Natale persiste a mostrarci la sua vocazione a raccogliere, familiarizzare, fare gruppo e comunità, unire, a non dimenticare nessuno.

Quest’anno avrebbe dovuto essere meno difficile dell’anno scorso vivere in pienezza il Natale; forse non sarà esattamente così, e comunque siamo sempre chiamati a non lasciar cadere il senso e il significato della festa. Perché Natale è festa! Non un episodio qualunque in un certo momento dell’anno, non un post da schiaffare sui social, non un evento svuotato e reso solo apparenza. Gli affanni del giorno prima, le incombenze della vigilia, i preparativi (soprattutto quelli a livello spirituale e religioso) sono i segnali della fiducia e di un entusiasmo sempre pronti a riaccendersi.
Natale è ovunque, e in condizioni diverse; qui al freddo e dall’altra parte del mondo in piena estate; in piccoli numeri laddove i cristiani sono minoranza, o di popolo, dove invece sono maggioranza; con o senza il presepio, per comunità che lo conoscono e altre no.

Laddove il Natale era stato reso un giorno qualsiasi in nome dell’ateismo di Stato, e ancora oggi nessun segno esteriore indica la festa, la gente sa che è Natale, ma non sa cosa significhi. Come, probabilmente, non lo sa (o non lo sa più) il barbone che dorme sotto i portici al quale facciamo fatica a offrire una testimonianza di solidarietà, il giovanotto con il quale il nostro dialogo si inceppa, lo straniero che ha altra cultura e religione, il vicino antipatico e scontroso, il carcerato che non paga mai abbastanza il suo conto, l’amico con le idee diversissime dalle nostre.

Il Natale ci avvolge tutti, con le sue grandi braccia, il suo calore, il suo amore, e lo sguardo su questo mistero ci porta a chinarci sulle ferite e sofferenze dell’umanità. In questo Natale non vogliamo più lasciare soffrire nessuno da solo, ci mettiamo il grembiule del servizio e della condivisione per contribuire a far nascere Gesù bambino in mezzo a noi. Buon Natale a tutti!