Si è tenuto da giovedì 22 a domenica 25 settembre scorsi a Matera il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale col tema “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”.
Quattro giorni di preghiera, riflessione e confronto con la presenza di un’ottantina di vescovi e la partecipazione di 800 delegati provenienti da 166 diocesi.
Tra essi vi era anche don Giuseppe Sciavilla, assistente giovani di Azione Cattolica della nostra diocesi (nella foto con il presidente della Cei e il vescovo di Matera), al quale abbiamo rivolto qualche domanda approfittando della sua posizione di testimone diretto. Don Sciavilla, com’è andato il Congresso Eucaristico?
È andato bene, al di là di ogni aspettativa. Anche la cornice suggestiva della città di Matera ha contribuito a realizzare quella Comunione tra le chiese che sono in Italia.
Il tema del Congresso – “Torniamo al gusto del pane” – a cosa si riferiva esattamente?
Si sa che la città lucana è famosa per il suo pane, che per i materani non ha solo una valenza casalinga ma anche di fede. Anticamente nella preparazione del pane di Matera, nella seconda parte dell’impasto, veniva messo in evidenza che era un pane ‘Cristologico’: infatti arrotolando due volte la pasta si ripeteva: “Gesù Cristo vero Dio e vero uomo”.
Questo sta a significare che la nostra vita non si esaurisce in un pezzo di pane ma ha bisogno di un orizzonte più vasto che ci trascende: l’Eucarestia, appunto.
Senza l’Eucarestia domenicale non possiamo vivere, si potrebbe dire riprendendo la professione di fede dei Martiri di Abitene.
Come avete reso concreto un tema del Congresso così impegnativo?
A Matera abbiamo vissuto il senso della “sinodalita’” come forma di comunione e di discernimento ecclesiale. Un’occasione per conoscersi, ascoltarsi a vicenda, confrontarsi, stando tutti insieme in preghiera intorno all’Eucarestia e ascoltare la sua voce attraverso l’azione dello Spirito.
Il Papa nell’omelia della Messa conclusiva ha detto che “la ricchezza ti toglie anche il nome…”. Come vivere tale richiamo?
Credo che il Papa volesse intendere che la ricchezza vissuta in un’ottica anticristiana annichilisce la vita dell’uomo con l’individualismo che implica la frammentazione, la divisione, il conflitto, che ci porta al gusto della morte invece che al ‘gusto’ di Cristo: è lui che ci prende per mano per essere segno luminoso di testimonianza di unità.
Don Sciavilla, che cosa si porta a casa da questa esperienza? Personalmente non è la prima volta che faccio un’esperienza del genere. Già nel 2005 a Bari si celebrò il 24° Congresso dal tema “Senza la domenica non possiamo vivere”.
E in seguito ho partecipato con il vescovo Edoardo a quello di Genova nell’anno della Misericordia.
Posso confermare che anche questa volta ho vissuto una bellissima esperienza di fede e di Chiesa di popolo con i fedeli laici e i fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato.
Ho visto veramente vivere la Chiesa! Una Chiesa in cammino che viene presa per mano dal suo Signore per entrare progressivamente nel suo Mistero di Salvezza. Ringrazio il Signore per questo intenso e singolare evento ecclesiale che esprime la fede e la cultura del popolo italiano.
Come pensa di condividere questa esperienza nella nostra diocesi?
Non spetta a me porre delle piste di riflessione. Umilmente mi limito ad essere testimone di quello che ho visto e sperimentato. Posso dire che Ivrea è famosa per i Congressi Eucaristici diocesani. Questo Congresso si configura come una tappa “contemplativa” del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia e questa tappa “eucaristica-sinodale” può essere vista come una occasione di riflessione per uno sguardo rivolto al futuro.
Carlo Maria Zorzi