Ha destato molta impressione la scomparsa, la scorsa settimana, di Benigno Mondino deceduto all’età di 82 anni all’ospedale di Chivasso dove era ricoverato in seguito ai postumi di una caduta accidentale avvenuta in casa più di un mese fa.
Caduta che, purtroppo, aveva interessato anche la parte posteriore del capo.
Benigno, residente in frazione Casale, era persona molto conosciuta a Mazzè perché da sempre era uno degli agricoltori veri a tempo pieno: e in questa sua attività parlava con tutti, e spesso suggeriva migliorie per rendere più efficace l’irrigazione o la conformazione dei terreni.
Era stato anche per diversi anni delegato del distretto di Mazzè nel consiglio di amministrazione del Consorzio del Canale di Caluso.
Benigno era persona buona e religiosa, assieme alla moglie Rita non mancava mai alla Messa domenicale e ricopriva la carica, assieme alla moglie, di “custode della chiesa di San Lorenzo” (di fronte alla quale è ritratto nella foto, con la moglie Rita e don Alberto).
Questa chiesa molto antica è situata in piena campagna, poco distante la Dora, nel corso degli anni è sempre stata tenuta viva e nel giorno di San Lorenzo vi viene officiata una Messa solenne.
I funerali si sono svolti sabato mattina a Tonengo, e la salma è stata poi tumulata nel cimitero di Mazzè.
Benigno lascia, oltre a Rita, la figlia Elena con il marito Claudio e tanti nipoti, pronipoti e cugini.
Si sono svolti martedì pomeriggio – con grandissima partecipazione, forse addirittura inattesa in tale misura, di concittadini – i funerali di Francesco Mila, 74 anni, deceduto poche settimane dopo che, a inizio gennaio, gli era stato diagnosticato un male che non perdona.
La notizia della malattia e della successiva morte hanno suscitato grande sconcerto in paese.
Francesco, Franco per tutti, ha trascorse serenamente queste poche settimane a casa, accudito amorevolmente dalla moglie Carla, che subito aveva deciso, in accordo con lui, di percorrere insieme quest’ultimo tratto di strada nella propria abitazione a pochi passi dalla chiesetta di San Giuseppe: chiesetta che assieme agli altri abitanti del rione accudivano con cura e passione, non facendo mai mancare fiori in qualsiasi stagione.
Franco era conosciutissimo in paese: lo ricordiamo sempre sorridente, mai arrabbiato, si fermava a parlare con tutti, specie al mattino quando usciva dall’edicola di Romina dopo aver acquistato il giornale.
Anche quando vi era qualche problema in campagna, a causa di siccità o temporali, soleva dire: “Eh, non preoccupiamoci…dopo un tempo ne viene un altro”.
Aveva due grandi passioni: curare la vigna, piccolo gioiello sempre ben arato, incastonato tra i boschi verso Barengo; e allevare per suo piacere (e consumo personale…) qualche gallina, anatra o faraona. Era orgogliosissimo dei suoi galli ruspanti dalle piume colorate, che mostrava a tutti quelli che andavano a trovarlo; ma guai a chiedergli di venderli: “No, son troppo belli… guarda che colori; loro stanno lì a tenermi compagnia”.
La sua era una figura che contribuiva a far sì che il paese conservasse – ancora per un po’– ritmi e usanze di una volta.
La sua scomparsa rende ora tutto più anonimo e tutti più soli.
Redazione Web