(elisa moro)“Tu che soffri porti la Croce di Cristo: entri nel Regno per la Croce che salva”.

Una giornata di gioia quella vissuta venerdì 19 luglio al Santuario della Beata Vergine del Trompone di Moncrivello, nella festa del Beato Luigi Novarese, fondatore dei Silenziosi Operai della Croce e apostolo della sofferenza e della malattia.

Presenti, sfidando incuranti l’implacabile caldo estivo, gli oratori “emme.ti.vi”, di Mazzè, Tonengo e Villareggia, guidati dal parroco Don Alberto Carlevato, ma anche la corale, accompagnata dal Maestro Sandro Frola all’organo, che ha animato la Liturgia, presieduta da Mons. Lorenzo Piretto, Arcivescovo emerito di Smirne e nativo della Diocesi di Ivrea.

Presenti diversi sacerdoti, tra cui Don Giovan Giuseppe Torre, rettore del Santuario, ma anche Don Pio Bono di Cigliano e Don Piero Agrano, della Diocesi di Ivrea. L’assistenza a cura del Diacono Paolo Brun.

Il Trompone: crocevia tra due antiche Diocesi, Vercelli e Ivrea, luogo di incontro, di accoglienza, di pace, sotto lo sguardo mite e materno, della Madre di Dio, qui apparsa il 26 giugno 1562, guarendo miracolosamente Domenica Millianotto, affetta da epilessia e altre infermità.

Luogo di preghiera – in passato è stato anche seminario della Diocesi di Vercelli e ha visto il passaggio del Beato don Secondo Pollo – non meno che di guarigione, dove tanta sofferenza trova una risposta, un senso, come ha ricordato nell’omelia ( integralmente riproposta nel video che accompagna queste note ) Don Alberto ai ragazzi, ricordando loro di vivere con entusiasmo la vita, sull’esempio del Beato Luigi Novarese.

Un novello Giobbe il Beato piemontese, originario di Casale Monferrato, che ha saputo incarnare, nella sua stessa vicenda umana, l’immagine vivente di Colui che è «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1, 3).

Lo stile e l’opera del sacerdote Luigi Novarese, chiamato a giusto titolo “apostolo dei malati”, ha contribuito a trasformare il modo di pensare e di agire nei confronti degli infermi, sostituendo alla rassegnazione il loro protagonismo attivo nell’apostolato, tanto desiderato da San Giovanni Paolo II: “Uno dei fondamentali obiettivi di questa rinnovata e intensificata azione pastorale, che non può non coinvolgere in modo coordinato tutte le componenti della comunità ecclesiale, è di considerare il malato, il portatore di handicap, il sofferente, non semplicemente come termine dell’amore e del servizio della Chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza” (Chrifideles Laici, n. 54).

Nato nel 1914 a Casale Monferrato, ultimo di nove figli, a nove anni si ammalò di tubercolosi ossea, patologia inguaribile ai quei tempi.

I medici gli avevano dato poche speranze e Luigi, invece di lamentarsi e di imprecare, faceva coraggio agli altri ammalati, pregando la Madonna di dargli la forza di sopportare le sofferenze.

Guarito grazie all’intercessione dell’Ausiliatrice e di Don Bosco, Luigi divenne sacerdote e, nonostante la disabilità ad una gamba, mai si sottrasse al lavoro, giungendo a servire anche in Segreteria di Stato.

Venne poi designato all’assistenza spirituale degli ospedali d’Italia.

Assieme a Elvira Myriam Psorulla diede vita ai Volontari della Sofferenza, ai Silenziosi Operai della Croce e ai Fratelli e Sorelle degli Ammalati, oggi presenti in molti Paesi del mondo.

“Valorizzare l’ammalato per mezzo dell’ammalato con la collaborazione del fratello sano”: questo il fine che Novarese ha perseguito per l’intera esistenza, lasciandolo come eredità ai figli spirituali.

La sofferenza difatti, diventa un fiore prezioso, un’offerta “a Dio gradita”, per la pace nel mondo, un’opera buona, il bene di qualcuno, la conversione dei peccatori, così come aveva chiesto la Madonna di Lourdes a Bernadette, nel lontano 1858.

Ma da dove traeva il Beato tanto slancio per un così eccezionale ministero?

Riprendendo le parole pronunciate dal Card. Tarcisio Bertone, nel corso della Santa Messa di Beatificazione, avvenuta nella Basilica di San Paolo fuori le Mura l’11 maggio 2013:

“La Santa Messa, l’adorazione eucaristica e la Confessione sacramentale erano al centro della sua vita, della sua azione e della sua spiritualità”.

Numerose sono le tracce di questa profonda vena contemplativa, di totale affidamento alla volontà divina, come si può leggere di questa meditazione:

“La mia perfezione consisterà nell’adeguarmi ai piani di Dio, nel realizzare la sua volontà, volta per volta, momento per momento, in modo sempre più perfetto, in modo sempre più totale, in modo che Dio sia in me in maniera sempre più estesa, e io possa essere sempre di più presenza di Dio nel mio ambiente” (Meditazioni, dicembre 1981, III).

Uomo di preghiera, imitatore del Divin Maestro, che tante notti trascorreva a pregare (cfr. Lc 6,12), Novarese, nella sua personale vicenda di vita, risulta quanto mai attuale, alla luce anche della recente richiesta di Papa Francesco, di intensificare la vita di preghiera in vista dell’Anno Santo del 2025.

“Nel Beato Luigi Novarese splende la bontà di Dio, che solleva il malato con l’aiuto del fratello”.

Così, riprendendo le parole dell’Inno dedicato al Santo sacerdote, composto dal Maestro Frola, davvero questa figura risplende sul cammino di ogni cristiano e insegna che ogni sofferenza, piccola o grande, può essere donata, spesa bene, mai sprecata, con l’aiuto e la protezione di Maria e dei Santi.

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