Le diverse notizie sulla meteorologia da cui siamo quotidianamente bombardati attirano sempre la curiosità della gente. Complici di tale interesse sono sicuramente la crescente capacità dei modelli previsionali che ci permettono di assaporare un po’ il potere della sfera di cristallo e anche le grandi variazioni climatiche che ci affliggono. Anche se su questo ci sarebbe un bel capitolo da aprire, perché comunque, quelle percepite sono variazioni commisurate alla vita umana: le storie dei dati meteorologici sono ben più ampie e variabili di quanto ci è dato assistere in una sola vita.

Anche perché poi la registrazione scientifica dei dati delle temperature, delle precipitazioni, del vento, dell’umidità, dell’irraggiamento solare, nasce in maniera sistematica soltanto dalla metà dell’800. E prima? Soltanto poche cronache di fatti straordinari avvolti nella nebbia del tempo sono giunte fino a noi. Spesso con intenti quasi magici o presagi di nefasti e luttuosi eventi come guerra, carestia, epidemie.

Senza andar troppo lontano, nell’incipit della narrazione che Emanuele Tesauro scrisse nel 1641 per la guerra civile piemontese tra “principisti” e “madamisti”, così si esprimeva per Ivrea (di lì a poco terribilmente assediata dai francesi alleati dei “madamisti”): “… Ma le principali calamità parevano intorno alla Città di Ivrea con horribili prodigi premostrate dal Cielo; (…). Vennero alla luce nelle sue case mostruosi e contraffatti parti: apparvero nel suo distretto ferine sembianze di corpi umani, una spessa pioggia di sangue nei suoi giardini: si stranamente si inondò il suo fiume che havria di sicuro portato l’antico ponte, et un fianco della Città, se fracassando argini e sponde non si riapriva dalla diritta un chiuso e da molti secoli dimenticato cammino. A che s’aggiunge un altro fatal prodigio per la morte dell’Infanta Carerina, seguita in Biella per eccessivo calor di pietà, che non le lasciò sentir gli eccessivi freddi della sacra solitudine dell’Oropa”.

Inutile stupirsi per gli eccessi del linguaggio barocco dell’epoca, per il quale verosimilmente la sabbia del deserto nordafricano che ancora oggi cade qui da noi era una “pioggia di sangue”, se anche noi tutt’oggi attribuiamo i nomi più sinistri alle alte pressioni: si pensi all’anticiclone “Minosse” che arriva dall’Africa con una bella tempesta di sabbia rossa appresso e temperature sui 40°C di massima che colpiranno l’Italia. Il nome scomoda il crudele re del mito attico, passato a giudice degli Inferi dopo essere morto assassinato in una vasca da bagno in Sicilia mentre cercava di riacciuffare Dedalo, il fuggitivo figlio architetto del labirinto dove Minosse aveva rinchiuso il mostruoso Minotauro.

Insomma, dal barocco al tragico contemporaneo, che cosa è veramente cambiato? Parole, guerre, meteorologia… tutto sembra immutato.