(Filippo Ciantia)
L’ultima preghiera del pellegrinaggio mariano da Macerata a Loreto, quando la Santa Casa di Maria è vicina, è l’Atto di Consacrazione della nostra vita a Cristo attraverso Maria, perché la Chiesa diventi sorgente di vita nuova per tutti i popoli. Preghiera attribuita a padre Pietro Tiboni, grande missionario comboniano, in realtà scritta da tre sacerdoti della diocesi di Gulu nel Nord Uganda.
Lo scorso 6 aprile ha completato il suo cammino terreno padre Patrick Joseph Stevenson. Nato in Galles in una famiglia numerosa e cattolica, dopo la laurea in Chimica parte per l’Uganda come volontario per insegnare nella scuola secondaria “Sacred Heart” a Gulu: lì incontra don Edo Moerlin e si lega alla Kitgum Pastoral Community. Entra nel seminario per vocazioni adulte creato da padre Tiboni. Viene ordinato nel 1980 con tre suoi compagni di studi: Alfonso Poppi, Remijo Obol e Andrew Nsubuga.
Dopo una breve esperienza in parrocchia, per la sua vasta cultura e passione allo studio, viene assegnato al seminario. La sera del 1° dicembre 1981, tre sacerdoti, Alfonso, Edo e Patrick, legati da una profonda amicizia, durante il ritiro dei sacerdoti, proprio nel seminario maggiore di Lachor, compongono la preghiera di Consacrazione della loro vita a Cristo attraverso Maria. L’offerta diviene il centro della vita di Patrick, innamorato della vita e della Chiesa.
Vive anni difficili, per la guerra civile, e la salute lo costringe a un periodo di cure in Italia. Si riprende e rientra in missione, ma non sta ancora bene. Viene riaccolto in Italia e, prima a Cambiago e poi a servizio della Comunità Pastorale della Divina Misericordia, si dedica, con allegria, arguzia e simpatia, alle famiglie e alla cura dei malati, con i quali condivide le sue sofferenze.
Il 13 settembre mi aveva scritto: “Cerco di vivere tutto per Cristo e per la Chiesa. Come Giovanni Crisostomo negli anni di esilio”.
La bellissima preghiera di San John Henry Newman, che ci aveva insegnato appena ci siamo conosciuti, profeticamente descrive la sua vita.
“Luce gentile, nella nebbia fitta, guidami Tu!
… Per così tanto tempo la tua potenza mi ha guidato,
e certamente ancora mi guiderà,
attraverso scogli e dirupi, gorghi e torrenti impetuosi,
finché la notte finirà.
E all’alba io possa rivedere i volti gioiosi delle persone
che io ho tanto amato finora,
e che per un breve tempo ho smarrito”.