Salvator Gotta è diventato un quasi sconosciuto per il Canavese, sua terra di origine, sebbene sia stato lo scrittore italiano più letto della prima parte del ‘900.
Era nato a Montalto Dora nel 1887, e fin dalla sua gioventù si era dedicato alla letteratura, al giornalismo e al teatro.
Scrisse un centinaio di racconti, diverse commedie e almeno cinquanta romanzi, tra i quali quelli compresi nella “Saga dei Vela”, che sono ambientati in terra canavesana.
Suo massimo capolavoro è il romanzo per ragazzi “Piccolo Alpino”, che nei primi anni ‘50 aveva già raggiunto una tiratura di 192 mila copie o forse più.
Ha scritto anche altri testi per ragazzi ambientati al tempo del Risorgimento…
Ma in Canavese non è mai giunto un solo centesimo da enti pubblici per commemorarlo degnamente, mentre invece ne arrivano anche per artisti e scrittori poco noti.
Per di più Gotta non è citato neppure sui pannelli posti all’ingresso del cimitero di Ivrea per ricordare i canavesani illustri, sebbene la sua tomba si trovi nello stesso camposanto.
Più voci insistono sul fatto che Salvator Gotta sia sempre stato volutamente dimenticato perché aveva aderito al fascismo: in proposito, si può ricordare che scrisse l’inno “Giovinezza”, adottato dal regime…
Ma non risulta che abbia mai fatto del male ad alcuno, tanto è vero che a Ivrea, dove aveva vissuto per qualche tempo in piazza Gioberti, era assai stimato.
Giuseppe Maria Musso, noto studioso eporediese, aveva cercato negli anni ’80 di istituire un premio letterario a lui intitolato, ma la sua iniziativa non ha avuto seguito.
Gotta era stato commemorato a Montalto Dora nel centenario della nascita su iniziativa del sindaco Renzo Galletto, che aveva fatto posare una lapide in via Marconi, dove era nato nel 1887.
“Sono sempre stato antifascista e ammiratore della Resistenza – dichiara Galletto –, ma le mie idee libertarie non mi hanno impedito di commemorare Salvator Gotta. Ricordo che in questi ultimi anni a Montalto è stata anche messa in scena una commedia del Gotta, a cura del noto regista Oreste Valente. È doveroso riconoscere i meriti letterari di questo letterato, malgrado la sua adesione al fascismo che va certamente deplorata. Purtroppo, sono stati milioni gli italiani che aderirono al fascismo per vari motivi, e noi dobbiamo sempre prendere esempio da coloro che invece si opposero al regime, anche a costo della vita. Ma il valore letterario di un’opera non si misura dalla vicinanza o dalla lontananza da un certo regime”.
Roberto Damilano