Quando in primavera suor Maurizia ha comunicato che padre Erminio Antonello aveva accettato di tenere ad agosto gli esercizi spirituali in Casa Madre delle suore di Montanaro ne sono stata felice: finalmente, dopo due anni e mezzo senza esercizi, né incontri formativi a causa del Covid, sia io che altre persone con cui lavoro nella comunità parrocchiale sentivamo il bisogno di un po’ di “ricostituente”… anche lo spirito ha bisogno di vitamine!

È vero, preghiera ed Eucarestia sono costante sostegno e fonte di grazia: ma a volte sento il bisogno di essere aiutata a riscoprire la mia fede e la mia appartenenza alla Chiesa.

Padre Antonello ha esordito dicendo che tutti abbiamo bisogno di esercizi spirituali, perché siamo come vino buono che, immerso nell’acqua del mondo in cui viviamo, rischia di perdere completamente il sapore!

A poco a poco rischiamo di perdere il gusto delle cose di Dio e, viste le nostre povertà e fragilità, finiamo per vivere secondo la mentalità odierna, che vieta o quasi di parlare di trascendente, di Fede nella Rivelazione.

Il mondo di oggi ha sostituito il rapporto con il trascendente con il potere!

Viviamo in un mondo in cui, avendo tutto, abbiamo perso il senso del lavorare e sacrificarsi per un motivo al di fuori di : l’uomo “realizzato” basta a se stesso e non tollera che nessuna norma lo limiti.

Il cristiano invece basa la sua realizzazione in Colui che è fonte della Vita, a cui dobbiamo il nostro vivere e il nostro esistere.

Ognuno di noi è un miracolo, ognuno di noi è stato chiamato alla vita per un atto d’amore del Creatore! P

er capire questo mistero d’amore dobbiamo avere il cuore disponibile a lasciare che il buon Dio ci parli, suggerendoci le cose che facciamo fatica a capire perché ancorati alla mentalità terrena. Poiché comprendiamo solo ciò che riusciamo ad avere sotto controllo, tendiamo a rifiutare il resto: sentiamo tuttavia che niente di ciò che facciamo ci soddisfa pienamente, e percepiamo che per sentirci pienamente realizzati dobbiamo uscire da noi stessi: solo nel trascendente troviamo una risposta che ci appaga.

Nel rapporto con Dio dobbiamo operare un’inversione di rotta: siamo sempre noi che ci rivolgiamo a Dio, invece dovremmo invocare lo Spirito per capire che è Lui che ha deciso per noi. L’amore di Dio ci precede e a ognuno di noi non resta che consegnarsi a questo rapporto d’amore. Dobbiamo reimparare che la vita cristiana è quella di un Padre che si prende cura “personalmente” di ogni suo figlio, di ognuno di noi.

Dobbiamo sentirci amati: è questo il nostro atto di fede più grande.

La preghiera non è solo una serie di richieste a Dio, ma dovrebbe essere l’atto filiale con cui ci consegniamo a Dio (non a caso la preghiera che Gesù ci ha insegnato inizia con “Padre”).

Noi siamo a questo mondo per diventare figli e lo Spirito Santo è l’energia con cui Dio ci trascina nel rapporto con Lui.

Dobbiamo esercitarci nel permettere a Dio di prendere possesso del nostro io… che è riottoso.

Dio è un Padre che desidera essere riconosciuto per il bene che ha riversato su di noi, figli nel Battesimo.

Dobbiamo avere con Dio un rapporto di figliolanza che deve radicarsi dentro di noi grazie all’azione dello Spirito.

Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto Lui!” (1Gv 3, 1-2).

La nostra generazione si compiace di derivare dalla scimmia, allo stesso tempo si dispiace di essere considerata figlia di Dio.

Tanti sono i passi della Parola di Dio che ci manifestano come la missione di Cristo è proprio quella di rivelarci l’Amore del Padre. Allora il cristiano cosa deve fare? Sant’Agostino avrebbe detto “Ama e fa ciò che vuoi”: l’amore genera libertà e la capacità di fare il bene non sotto comando ma nella libertà del cuore.

Impariamo allora a fare il bene, a generare vita, a non giudicare nessuno, impariamo a guardare negli occhi delle persone con empatia, cercando di vedere il positivo che c’è in ognuno.

Chi ama è positivo, sa cogliere il bene che c’è intorno, sa diffondere letizia.

Ti ringrazio o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì o Padre, perché hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11, 25-30). Dio non ha rivelato il suo amore ai dotti e ai sapienti che bastano a sé stessi, ma a coloro che sono “piccoli”, come i bambini che, desiderosi solo di farsi amare, vivono in totale dipendenza dai genitori, con completo abbandono al loro amore, che è per ognuno fonte di vita che genera gioia e pace.

Se non ci abbandoniamo nelle braccia del Padre come fanno i bambini, non capiremo mai l’amore di Dio e non riusciremo mai ad essere felici.

Tutte queste considerazioni sono state accompagnate dall’esegesi di tanti passi della Sacra Scrittura, spiegati con semplicità e chiarezza da padre Erminio che, come sempre, ha mostrato ottima padronanza dei testi biblici, che ha spiegato magistralmente!

Confesso che resto sempre affascinata dal modo chiaro ed efficace con cui egli riesce a far gustare la Parola di Dio!

Sono rimasta incantata nel seguire l’esegesi dell’episodio evangelico di Zaccheo: mai avevo approfondito e gustato così in profondità tale brano, in ogni parola è nascosto un messaggio che Dio mi vuole rivelare! Mentre padre Antonello sviscerava il tema di questi esercizi – “La vita cristiana, continua generazione alla vita di amore” -, il suo discorrere mi ha fatto venire in mente l’opera di un trapano che continuando a girare su se stesso produce un buco sempre più profondo; lui continuando ad argomentare cercava di aiutarci a dire con sempre maggiore consapevolezza e fede: “Signore io mi fido di te! Fin dal mattino fammi sentire il tuo amore! Mio Dio, senza di te non potrei esistere, ti amo!”.

Obertilla Vivian