Il bello degli antichi detti è che si tramandano ma raramente ne conosciamo l’origine. Andando sulla rete ho visto che ci sono tre ipotesi: la prima è di tipo sociale e fa riferimento alla struttura antica della famiglia e su come si organizzavano le relazioni all’interno della stessa. La donna lasciava la casa paterna per trasferirsi con il marito e, quella dell’uomo, diventava allora la famiglia di riferimento. Per le feste si faceva sempre capo alla famiglia del marito ma, nel tempo, per una maggiore equità o per noia, questa “regola” si è modificata lasciando al Natale la possibilità di rimanere “la festa della famiglia” nel senso più tradizionale del termine mentre, alla Pasqua, si poteva godere di una maggiore libertà e la possibilità di passare la festa o con altri familiari o con amici.
La seconda ipotesi fa riferimento al clima: se il Natale cade nel periodo freddo dell’anno e alla voglia di raccogliersi intorno ad un focolare, con la Pasqua si hanno le belle giornate, fa meno freddo e la possibilità di andare fuori da casa è maggiore.
La terza ipotesi, più religiosa, prende lo spunto dall’ultima cena, che Gesù consuma con i suoi discepoli, lontano dunque dalla sua famiglia.
Certo che oggi parlare di famiglia nel senso più tradizionale del termine è difficile, le famiglie sono messe a dura prova, non solo da divorzi o separazioni o liti familiari, ma anche da tempi di lavoro (ricordiamoci che c’è tanta gente che lavora sia a Natale sia a Pasqua) o per gli spazi (una casa che riesca ad accogliere tante persone per un pranzo è cosa rara). Per questo le feste vengono spesso considerate una fonte di stress, perché le persone fanno fatica a coniugare il senso delle tradizioni con la vita reale.
A me piace pensare che la Pasqua si passa con chi vuoi perché la Pasqua ci rimanda ad un passaggio, da una fase critica (la croce per noi cristiani) ad una fase di liberazione, una fase nuova in cui, rinascendo, siamo pronti ad affrontare nuove sfide. Così la Pasqua può essere il momento di una riflessione, sui nostri dolori ma anche su chi ci aiuta a superarli, un pensiero a chi ci troviamo accanto nei momenti bui e che ci ha permesso di superarli con una parola, con un’azione, attraverso il mettersi a disposizione con quanto possedeva e relativamente a ciò che serviva.
Sarebbe bello se riuscissimo a farci dei nuovi auguri per la Pasqua dove ci ringraziamo di esserci vicini in un altro momento di passaggio, che si è consapevoli che quella persona là ha fatto parte del nostro cammino e che saperla nel nostro mondo ci rende meno soli e meno fragili. Buona Pasqua a tutti.
Cristina Terribili (psicologa, psicoterapeuta)