(elisabetta acide) – A due anni dall’ingresso di don Valerio D’Amico nella comunità come parroco, i parrocchiani di Borgo Revel in occasione della S.Messa di domenica 25 giugno, hanno voluto ricordare quel 28 giugno 2021, quando, proprio con una celebrazione, il “nuovo parroco” veniva accolto.
Gli hanno fatto una sorpresa e, per essere nelle intenzioni una sorpresa, lo è stata davvero.
Sovrabbondanza di parole e ricordi ?
No è come un compleanno… le date sono importanti, le ricorrenze ancora di più, perchè consentono di “riandare con la memoria”, di ricordare e ri-vedere alla luce dello stato attuale delle cose avere passato, riflettere sul presente e progettare il futuro.
Ogni ricorrenza, così, è un esercizio di ricordo che crea memoria, e celebrare insieme i passi percorsi, le situazioni critiche superate o vissute insieme aiuta a sentirsi più forti, con meno paure, meno insidiati dal futuro, dal senso di precarietà e dalle situazioni e crea davvero quella comunità che a piccoli passi vuole continuare a camminare.
Alla celebrazione erano presenti tutti i gruppi parrocchiali, che da due anni e sull’esperienza precedente, rinvigorita e riconfermata, hanno con impegno, creato occasioni di preghiera, hanno celebrato, camminato, dialogato, ascoltato, qualche volta si sono sentiti “smarriti” o non hanno compreso appieno la scelte, ma non si sono scoraggiati, perchè “parrocchia” è proprio questo: comunione di comunità, è cooperare pur nelle differenti competenze e identità, è dialogare con fraternità, è “abitare” il territorio come battezzati e testimoni.
Ecco perchè l’occasione del ricordare l’ingresso del Parroco, acquista valore: fa rivivere attese ed emozioni, speranze e futuro e dalla condivisione di queste emozioni si genera nuova “profondità”, rinnovato vigore, lo spazio per il tempo e per l’impegno, legami, dunque, unione.
La celebrazione, dunque è stata momento di preghiera e ringraziamento: e momento di “bilancio”.
Come ormai consuetudine, i parrocchiani hanno “raccontato” a don Valerio i loro pensieri e si sono stretti intorno all’altare in una celebrazione che ha, ancora una volta, il sapore della ripartenza, dell’impegno, perchè raccogliere i pensieri è consegnare all’altro la propria interiorità, e quando lo fa una comunità con il suo sacerdote, diventa un momento di chiesa che ringrazia Dio per il dono ricevuto, una chiesa che pur nelle difficoltà, con sincerità è “presente”, disponibile, è costruttrice di futuro e di speranza.
Al sacerdote, sono stati donati alcuni simboli del cammino fino ad ora percorso, da parte dei rappresentanti di ogni gruppo parrocchiale, non come singole “identità” separate, ma come tralci di una stessa vite: una bottiglia di vino della “vigna del parroco” , simbolo dell’impegno comunitario ( un anno fa nell’orto biblico parrocchiale, in ricordo del primo anniversario, è stata piantumata una vite) dal gruppo cantori “Andar a Messa cantando“, un segna-libro dal gruppo lettori, un portachiavi dal gruppo “Chiesa aperta“, una caffettiera dal gruppo “Arcobaleno“, per sottolineare l’importanza della condivisione nella gioia della festa, la Medaglia con il nastro della Compagnia dal gruppo “Compagnia della Madonna“, per ricordare la preghiera insieme in tutte le occasioni.
I giovani del gruppo IMatot , hanno donato un porta-ritratto con fotografie dei momenti trascorsi, il gruppo Via Crucis e presepe, ha donato un orologio, simbolo del tempo, dello stare insieme per creare occasioni di vita comunitaria; i priori hanno donato le parole della comunità al parroco, i catechisti con il dono delle caramelle colorate, ricordano la bellezza della diversità di bambini e ragazzi e della relazione educativa, che deve partire proprio da gesti di dolcezza, il gruppo redazione del Bollettino “Notizie Parrocchiali di S. Anna“, una penna, e il gruppo “Parrocchia s. Anna” che si cura degli allestimenti delle celebrazioni e delle pulizie della Chiesa parrocchiale con lo “svuota-tasche” rappresenta i pensieri di ogni parrocchiano in dialogo con il parroco.
Tutti erano presenti con il loro impegno , con i loro doni simbolici che hanno il sapore del valore della qualità, perché l’oggetto in realtà è solo un simbolo, è un segno materiale che sta per qualcosa di molto più profondo e spirituale: è un omaggio ai sentimenti .
Una parrocchia, dunque, che non è solo “cellula di Chiesa” in un luogo, ma che vuole sperimentare con il proprio sacerdote, in modo intenso il mistero eucaristico che rende membra gli uni degli altri.
La scelta della domenica come giorno della ricorrenza è anche questo: la domenica, giorno del Signore, la comunità si riunisce per la celebrazione eucaristica , si raduna come Chiesa e rinnova l’impegno comunitario ad essere la famiglia di Dio.
Le “parole” dei parrocchiani al parroco.
“Le date sono importanti… e crediamo che ricordarle sia un gesto di affetto e di impegno.
Gli anniversari ci fanno ricordare il passato, pensare al presente e progettare e desiderare il futuro.
Un futuro , che parte dal passato, che vive il presente per una parrocchia dove comunità e pastore in cammino insieme.
Lo scorso anno parlavamo di “pastore e pecore” più o meno disciplinate nel seguire la guida, oggi passiamo dalle immagini della pastorizia a quelle dell’agricoltura.
Il messaggio dell’ultimo bollettino aveva il sapore del vino, quello che sappiamo essere così caro a don Valerio, soprattutto per il suo passato di esperto nel ramo vitivinicolo.
Ormai è un messaggio “consuetudinario”, ad ogni anno che trascorre, come ad ogni compleanno, perché una comunità che ricorda l’arrivo del parroco tra loro, è una comunità che ha voglia di stare con lui, di farsi accompagnare.
Parole, certo ma che raccontano uomini e donne di parola, gli stessi che hanno accolto proprio con parole appassionate il parroco due anni or sono.
Ancora un anno e qualche “potatura”, operazione dolorosa a volte difficile, che deve essere fatta da mani esperte, ma dopo ogni potatura le piante non muoiono, ma crescono e rinascono ancora più rigogliose.
Forse abbiamo faticato un po’ a comprendere la differenza tra tagli e potature,
ma siamo certi abbiamo saputo nella nostra vigna, portare con impegno, maggiori frutti.
Interessante la scelta, don Valerio per la lettera alla comunità parrocchiale di Borgo Revel, abbiamo apprezzato la particolarità dell’unicità della scrittura proprio per noi, l’ uso di una immagine ricca che affronta la tematica biblica e profetica della vite come immagine del popolo di Dio: vigna scelta, strappata all’Egitto e trapiantata (Salmo 80), coltivata con cura e amore dal Signore, che da essa attende frutti (Isaia).
Dio è il vignaiolo che ama la sua vigna ma da essa è frustrato (Isaia e Geremia); piange la sua vigna, un tempo rigogliosa ma ora bruciata (Osea ed Ezechiele); invocato in soccorso della sua vigna devastata e recisa (Salmo 80).
Una vigna che porta frutto, anche quella piantata nell’orto biblico proprio lo scorso anno nell’ occasione del primo anniversario dell’arrivo a Borgo Revel, è sopravvissuta i geli dell’inverno ed ora sta maturando i primi frutti.
Proprio come la nostra comunità, piccoli grappoli, ma che stanno maturando, che resistono ai geli padani ed all’afa estiva, che cercano di arrampicarsi su quella struttura che la tiene in piedi, che si è radicata in quel terreno che ha bisogno continuamente di acqua e nutrimento.
La nostra vita, porta frutto solo finché ogni opera è intimamente legata a Gesù, attraversata dall’amore dello Spirito Santo e potata dalla verità del Padre.
Ci affidiamo ancora una volta al nostro vignaiolo che saprà con pazienza ed amorevolezza “coltivarci” e “curarci”, perché ognuno porti frutto e la comunità parrocchiale dia un raccolto abbondante e vino buono. Saprà concimarci e proteggerci dai parassiti e dagli infestanti e noi da buoni chicchi produrremo grappoli ubertosi per un vino che porterà sempre la gioia nella comunità e nella vita.
Siamo già in Dio e Lui è in noi.
Vogliamo proseguire il nostro cammino radicati nella vita comunitaria, e cogliere i frutti dell’amicizia, del perdono,della carità e della fraternità, della pazienza, obbedienti alle cure del nostro vignaiolo.”
E sulle parole del canto Tu es Sacerdos si conclude la celebrazione: non solo il ricordo del Salmo 110, soprattutto la citazione contenuta nel canto, della Lettera agli Ebrei: si confermi la fede in Gesù come Cristo-re e sacerdote, mediatore del vero culto e dell’autentico rapporto tra Dio e l’umanità, perchè nella fede si rinnovi e vivifichi nella Chiesa che è il popolo di Dio, sinodalità tra pastore e laici.