Anche oggi (29 settembre) il calendario delle ricorrenze è colmo di ricordi drammatici: in questo giorno sono accaduti in passato morti, massacri, stragi, eventi tragici,. etc. etc… quindi lasciamo perdere.
Oggi ci soffermeremo dunque su altro, in particolare sulla predisposizione tutta canavesana alle nuove tecnologie. Si, perché forti dei trascorsi olivettiani di facile memoria, parleremo delle quotidiane nuove tecnologie per affrontare il nuovo inverno alle porte.
Esaminiamo l’arte dello spaccare la legna. Ci sono due metodi: a braccia con l’ausilio dell’ascia e della mazza di ferro, o pneumo-elettrico. Tralascio il primo sistema (che ha contribuito a farmi venire dolori ovunque), per passare alla descrizione del secondo. Si tratta di procurarsi un ordigno che assomiglia ad un tornietto, protetto dalle griglie di sicurezza. Pochi secondi di motore elettrico acceso e un pistone muove meravigliosamente un “coso”, che spinge il pezzo di legno contro una specie di lama triangolare la quale dopo pochi centimetri spacca in due il pezzo di legna! Fantastico. Procedo così per un paio d’ore e in un battibaleno ho una bella montagnola di legna pronta per la stufa. Ah, che soddisfazione! Pellet? “Nein danke!”, mi vien da dire mutuando uno slogan dei verdi tedeschi di quarant’anni fa a proposito del nucleare.
Comunque l’operazione è anche divertente: per questioni di sicurezza, dopo aver posato il legno nella sua sede, dobbiamo mettere la mano sinistra a schiacciare una leva e la destra a premere un pulsante, così non resta alcuna mano libera da mettere chissà dove e farsi male.
Il lavoro è ripetitivo, questo sì, però ciò lascia il tempo alla elucubrazione e permette di giungere a nuove conclusioni di ordine etico e morale: mentre lunedì scorso nel Mar Baltico due esplosioni hanno danneggiato il gasdotto Nord Stream 2 e sversato il delirio in mare, noi possiamo pensare che al di là di quello che succede tra guerra, fake news, referendum d’annessione alla Russia e altre sciocchezze belliche, ci si prepara per l’inverno con la legna in Canavese, ovvero nella patria della Selva Girulfia!
Se le bollette del gas saranno insostenibili, anche noi, ultimi della ruota economica del sistema occidentale, potremmo uscire in strada e chiuderci il rubinetto del gas che è diventato un simbolo della guerra odierna. Rivendichiamo il diritto di bruciare a casa nostra la legna per scaldarci. Ho addirittura trovato in cantina un bancale vecchio di almeno 60 anni di integre mattonelle di carbone “Union” rigorosamente Made in Germany.
Ma a parte questa estrema ratio teutonica, possiamo – riducendo ogni comfort – riscaldarci per l’essenziale. Nei condomini sarà più dura, ovviamente, e li dovrà andare il poco gas disponibile, frutto delle lungimiranti scelte politico-energetiche di dipendenza dall’ex-Urss degli ultimi decenni.
Ma qui da noi, fin dalla notte dei tempi, dai tempi di re Arduino e del Vescovo Warmundo, abbiamo sempre avuto inverni duri: quindi per favore, smettiamola di insegnare ad arrampicare ai gatti. Invece di cambiare l’automobile o il computer, compratevi un putagé, così ci cucinerete anche sopra.