“Come olivo verdeggiante nella casa di Dio” Salmo 52
(elisabetta acide) – Se andiamo all’origine etimologica della parola diacono comprendiamo subito la sua “essenza”: il termine diacono proviene dal sostantivo greco διάκονος (diákonos), direttamente legato a quello del verbo di riferimento διακονέω (servire).
Vocabolo di origine greca, acquista con il cristianesimo un significato nuovo: il concetto greco di diaconia, era considerato come sinonimo di “schiavitù o servitù” in senso dispregiativo, con il cristianesimo è diventato l’emblema del Cristo, che è il diacono, il servo per eccellenza del Padre e degli uomini.
Il diaconato, come l’episcopato e il presbiterato, in virtù dell’ordinazione, è definito dal Catechismo della Chiesa Cattolica “sacramento del ministero apostolico”.
Con l’imposizione delle mani da parte del vescovo e la preghiera di consacrazione il candidato viene ordinato diacono.
Nella simbologia del rito rientra anche l’indossare le vesti liturgiche, che per il diacono sono la stola e la dalmatica.
Tra i riti liturgici carichi di significato vi è anche la consegna del Vangelo che il diacono è chiamato ad annunciare.
“Il diacono serve il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio.” (LG 29)
Fatte queste premesse non possiamo che considerare una grandissima Grazia la presenza tra noi di un diacono, ordinato il giorno 18 marzo 2023 a Strambino, dal nostro vescovo Mons. Edoardo Cerrato, insieme ad altri 8 aspiranti.
Il Sacramento dell’Ordine imprime nei ministri ordinati il “carattere” che nulla e nessuno può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto «diacono», cioè servo di tutti.
Se leggiamo i documenti della Chiesa, dai Padri alle costituzioni dogmatiche, all’impulso del Concilio Ecumenico Vaticano II, possiamo, sul Modello del Vangelo, interpretare la figura del diacono nelle comunità come colui che “seve”.
“…Il diaconato in senso stretto, così, si colloca entro un ampio ventaglio di riferimenti diaconali che hanno per soggetto Cristo, gli apostoli, i discepoli e alcuni collaboratori degli apostoli: si innesta cioè nel servizio svolto da Gesù servo (cf. Mc 10,45) e partecipato alla Chiesa intera. Da qui nasce l’individuazione del suo proprium come “segno sacramentale di Cristo Servo”, come ripete spesso il magistero…”.
I diaconi non sono né “super-laici”, né “sotto-sacerdoti”, ma fedeli attenti e testimoni attivi, proprio per la loro condizione, nella “soglia” sacramentale e laica, attenti collaboratori dei parroci e dei loro “indirizzi pastorali”, testimoni del dono gratuito della fecondità dello Spirito Santo, uomini che vivono proprio come in quella casa di Betania il servizio e la concretezza della Parola, con il servizio attivo, senza frenesia, ma con saggezza e gratuità.
Essere diacono è importante e si “costruisce” anche rispetto ai doni di ciascuno (personalità, competenze, carismi), le storie e le situazioni personali e familiari, la configurazione e le esigenze specifiche della propria Chiesa locale: parliamo di diversi “stili diaconali”.
Le immagini del Vangelo ci aiutano a comprendere e delineare quali potrebbero essere questi “stili”: i diaconi “samaritani”, più sensibili alle necessità del prossimo, chiamati ad essere testimoni della carità di Cristo chinandosi come il buon Samaritano sulle povertà di ogni uomo, nel servizio liturgico essi esprimono la bellezza del culto a Dio, chiamati nel servizio ad essere modello e comunione della Chiesa; i diaconi “profeti”, più attenti alle sfide collettive; i diaconi “pastori”, che esercitano un ruolo di animazione al servizio delle comunità.
In questi modelli di attività pastorale, si può “camminare” in un giusto equilibrio.
La comunità si è riunita alle ore 09:00 nella celebrazione Eucaristica domenicale per accogliere il “suo diacono” nella celebrazione della sua prima messa.
Una preghiera di ringraziamento a Dio per il dono alla diocesi ed alla parrocchia, chiamato al diaconato, Emanuele, contribuirà con la sua presenza, con la sua vita consacrata nel sacramento, con il suo esempio di servizio, a conformare la Chiesa ed ogni persona che incontrerà a Gesù servo di tutti.
Al termine della celebrazione dell’Eucarestia la comunità ha consegnato un dono ad Emanuele per il suo ministero.
La mattinata ha avuto la conclusione con un momento conviviale per sperimentare, da subito, la vicinanza fraterna della comunità nello spezzare il Pane e nel condividere la gioia per i percorsi che sono stati e che verranno.
L’augurio che facciamo ai nostri diaconi diocesani, ed in particolare, all’amico Emanuele è quello dello stesso San Policarpo di Smirne: “Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti” (Ad Phil.5,2; LG 29a).
Per loro ricordiamoci di pregare, come per i nostri sacerdoti ogni giorno.
Preghiera per i Diaconi
Signore Gesù Cristo,
che hai mandato i tuoi discepoli a proclamare a tutti il Regno dei Cieli,
non solo con le parole, ma anche con le opere di misericordia.
Ti preghiamo per tutti coloro che, nella tua Chiesa, vivono il diaconato come una missione.
Rafforzali con il tuo Spirito, incoraggia loro e le loro famiglie, per annunciare la tua Parola con ardore e manifestare la tua tenerezza e la tua misericordia ai più piccoli, ai più poveri e gli esclusi.
Dona alla tua Chiesa nuove vocazioni al diaconato.
Papa Francesco
Redazione Web