(Graziella Cortese)
Uberto Pasolini, pronipote di Luchino Visconti, è regista e produttore: può vantare di aver prodotto un successo internazionale come “Full Monty” nel 1997 e di aver diretto “Still Life”, film particolare nelle scelte della regia e apprezzato da pubblico e critica.
Ma Pasolini è anche un artista di solitudini: nelle sue storie compare spesso una signora scomoda come la Morte, il tema tragico però viene sempre trattato con delicatezza estrema e con il valore del silenzio nelle immagini.
La storia di “Nowhere special” è ambientata nel Regno Unito, a Belfast. Il regista stesso ha raccontato come l’idea sia nata da un episodio di cronaca letto sulle colonne del giornale. John è un giovane padre, single (la madre ha abbandonato lui e il piccolo Michael tempo prima), che lavora come lavavetri nei negozi della cittadina. Così durante il suo lavoro può osservare le persone in silenzio, le vite degli altri scorrono alla finestra in controluce.
John è malato, un cancro incurabile non lo farà più vivere a lungo, e dunque ora l’esistenza seppur breve del protagonista è tutta rivolta a trovare dei genitori “veri” per Michael che ha quattro anni e una personalità già definita: osserva curiosamente gli adulti che lo circondano, ma non esprime giudizi. E adesso padre e figlio trascorrono le loro giornate insieme all’assistente sociale, devono visitare famiglie e coppie di possibili genitori per il bambino.
La pellicola è uscita proprio nell’anno dedicato a San Giuseppe, patrono della Chiesa cattolica, e offre uno spunto di riflessione sul tema del rapporto tra padre e figlio. Norton e il piccolo Daniel Lamont sono bravissimi, finiscono con il somigliarsi davvero, nel modo di camminare, nell’essere sempre gentili, nel guardarsi a vicenda per capirsi.
Un film così intimo e sommesso, che non mancherà di commuovere gli spettatori.