Il dossier “Numeri d’Europa” è una prima guida al tema complesso del bilancio UE in una stagione nella quale molto si parla di questo strumento finanziario e spesso poco si conosce delle sue potenzialità e dei suoi limiti.
Limiti che sono soprattutto quelli di una dotazione finanziaria modesta, appena l’1% del Prodotto interno lordo dell’UE, sicuramente inadeguata a rispondere alle esigenze di solidarietà e di sviluppo cui deve far fronte l’Unione Europea.
Ma anche potenzialità che derivano da economie di scala e dalle sinergie consentite dal convergere di contributi nazionali e comunitari, con ricadute che beneficiano all’intera popolazione europea, in misura maggiore alle regioni meno sviluppate: una distribuzione equa di fondi che spiega e giustifica, almeno in parte, il differenziale tra i Paesi “contributori netti” e quelli che ricevono di più di quanto versano al bilancio comunitario.
Potenzialità e limiti che s’intrecciano tra loro nelle complesse procedure della programmazione europea, in dialogo con gli Stati nazionali e le Amministrazioni regionali, in particolare per i grandi Fondi strutturali: procedure che spesso rallentano l’esecuzione dei programmi e ritardano l’uso dei contributi, con il rischio di perderne quote anche molto consistenti. Questo accade soprattutto quando manca una cultura della programmazione su tempi medio-lunghi, come è invece richiesto da “Prospettive finanziarie” che si sviluppano su un periodo di sette anni.
Il dossier registra alcuni dati essenziali, a partire dal Bilancio UE fino alle sue articolazioni, prima nazionali e poi relative alla Regione Piemonte dei grandi Fondi strutturali, con maggiori dettagli sui programmi di cooperazione territoriale transfrontaliera.
Affiancati ai dati del Bilancio UE, il dossier riprende alcuni indicatori particolarmente significativi delle performance dell’Europa e dell’Italia in ambiti particolarmente sensibili, con l’obiettivo di considerare potenzialità e limiti dell’Europa nel “villaggio globale” del mondo, senza cedere a conclusioni precipitose su un declino fatale dell’UE.
Chiara Genisio