(Fabrizio Dassano)
Il Liceo “Carlo Botta” di Ivrea conferma la sua vocazione culturale con la partecipazione attiva al seminario internazionale di alto livello svoltosi in auditorium lo scorso venerdì 13 ottobre, dal titolo: “Poesia Arte Storia nei Versus Eporedienses” in collaborazione con la Universidad Carlos III di Madrid, la Diocesi di Ivrea e la Biblioteca Capitolare, tre istituzioni eporediesi che hanno supportato il progetto scientifico sin dall’inizio con generosità ed entusiasmo.
Quello dei Versus è un testo unico scritto qualche anno appena dopo il Mille conservato unicamente a Ivrea, nel manoscritto LXXXV [30] della Biblioteca Capitolare, e che nella collocazione degli antichi codici si pone immediatamente prima del celebre “Sacramentario di Warmondo” (LXXXVI [31]). I Versus, inoltre, sono materialmente contenuti all’interno di un altro testo, come ha spiegato Michele Curnis, ossia nei figli di guardia del Salterio latino commissionato dal vescovo Warmondo negli ultimi anni del secolo X e donato alla Cattedrale di Ivrea.
Il prezioso esemplare dei Salmi, interamente confezionato in pelle di pecora, presenta infatti un testo ordinato su due colonne. Negli spazi lasciati liberi dal testo principale si rivela lo straordinario testo anonimo, vergato dalla mano del medesimo amanuense (forse colui che si firma Guido), che trascrive nel manoscritto anche molti altri inni a santi e festività liturgiche.
Introducendo il seminario Curnis disse che “il testo dei Versus Eporedienses attirò l’attenzione di alcuni studiosi italiani, tra cui Ferruccio Bertini, Marco Giovini, Armando Bisanti, impegnati soprattutto a definire la tipologia letteraria del poemetto e le finalità del suo autore. Nel 2020 Marek Thue Kretschmer dedicò un’intera monografia alle fonti classiche, soprattutto ovidiane, dell’anonimo testo (Latin Love Elegy and the Dawn of the Ovidian Age. A Study of the Versus Eporedienses and the Latin Classics, Brepols), documentando un rinnovato interesse per questa gemma di poesia medioevale”. Appunto la necessità di indagare una serie di aspetti piuttosto controversi (o meglio, tuttora inesplorati) del poema è stata all’origine del seminario internazionale di venerdì scorso, inaugurato da Lucia Mongiano, preside del Liceo, Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo della Diocesi di Ivrea e Michele Curnis, professore di filologia classica della Università Carlos III di Madrid.
Nella prima sessione del seminario, presieduta da Lucia Mongiano, è intervenuta Raffaella Tabacco, dell’Uni-versità del Piemonte Orien-tale, su “La poesia tardo antica e i Versus Eporedienses”, seguito dalla video-intervista a Marek Thue Kretschmer, del Centre Universitaire de Norvège à Paris, sul tema “Il poeta dei Versus Eporedien-ses: modelli, personalità e ambizioni letterarie”; infine, Michele Curnis su “A guardia di un Salterio: collocazione materiale e forme simboliche dei Versus Epore-dienses”. A conclusione della sessione mattutina, per i relatori e i partecipanti interessati c’è stata la possibilità di recarsi al Museo Diocesano di Ivrea, dove era stato portato il manoscritto LXXXV (30) della Biblioteca Capitolare, oggetto di studio e analisi del seminario. Alla presenza di Mons. Cerrato e dei padri Andrea Plichero e Riccardo Bigi, che hanno collaborato all’organizzazione dell’intera giornata, il professor Curnis ha squadernato le pergamene del codice, mostrando i contenuti che lo compongono e le miniature più pregiate che lo decorano, permettendo così agli studiosi di ritrovare sul supporto originale lo spazio occupato dai Versus Eporedienses.
Il contrasto tra le sezioni warmondiane e le aggiunte dell’epoca di Ogerio, il brillio dell’oro e della porpora, gli inni con la notazione musicale di tipo neumatico: ogni elemento del manoscritto ha generato tra i visitatori viva emozione e curiosità, soprattutto per il carattere enigmatico che emana ancora dai Versus Eporedienses, a quasi mille anni di distanza dalla loro redazione.
Rientrati al Liceo, alle 15 è iniziata la seconda sessione presieduta questa volta da Michele Curnis con Amedeo Raschieri e Marina Giani, dell’Università degli Studi di Milano, con l’intervento sulle “Descrizioni di città tra topografia e lode in età tardo antica e alto medioevale”. Alle 16 tramite un video collegamento con gli USA, è intervenuta Evan Gatti della Elon University della North Carolina, che ha parlato della “Ottonian Art in Some Warmundian Manuscripts”. Dopo la pausa Orso Maria Piavento, docente di storia dell’arte al Liceo Botta, ha introdotto lo studio condotto dalle studentesse e dagli studenti della classe IV C della sezione dei beni culturali che hanno esposto individualmente una carrellata su “Arte e architettura a Ivrea nel
secolo dell’Anno Mille: intorno ai Versus Eporedienses”.
Ha proseguito Silvio Ricciadone, docente di storia dell’arte nel medesimo Liceo, con l’intervento “Mille e non più mille. Una prospettiva storico-escatologica per l’attribuzione dei Versus Epore-dienses”. Intervento conclusivo del docente del Liceo Michele Zaio, sul tema “Una nuova età dell’oro sulle rive del Po. Proposta per una lettura allegorica dei Versus Eporedienses”.
Più che conclusioni definitive, dalle relazioni del seminario sono emerse nuove e problematiche vie di accesso allo studio dei Versus Epore-dienses. In sintesi, quattro piste di ricerca si sono affacciate per tentare di comprendere il testo: un’indagine basata sui dati storici (e non solo filologico-letterari), il legame con i generi e la produzione letteraria del tardoantico (e non solo l’elegia della prima età imperiale), la presenza di elementi testuali chiaramente riconducibili al cristianesimo e, per ultimo, il tentativo di individuare l’autore a partire da un’identità storica conosciuta.
Alcuni relatori, per esempio, sono d’accordo sul fatto che l’anonimo poeta conosca e si ispiri alla tradizione letteraria tardo-antica molto più di quanto si sia creduto finora.
Oltre alle fonti ovidiane, infatti, i topoi della rappresentazione del locus amoenus o della città declinati all’interno dei Versus paiono filtrati da modelli tardivi, in un dialogo senza cesure cronologiche, che chiama in causa Ovidio e Virgilio, ma anche Rutilio Namaziano e Ausonio. Altro grande apporto del seminario è stata l’attenzione ai valori della cultura cristiana, che permeano la simbologia del testo.
L’osservazione non è affatto scontata, visto che nessuno studio precedente si era dedicato a reperire tali elementi; al contrario, si è sempre ripetuto che si tratta di un poemetto erotico intriso di cultura mitologica pagana, addirittura di un mero gioco poetico in forma di ricercato omaggio a Ovidio. Infine, alcuni relatori si sono cimentati nel tentativo di attribuire il testo a una personalità operante nel contesto eporediese della seconda metà dell’XI secolo; a questo proposito è stato fatto più volte il nome del vescovo Ogerio: una congettura affascinante, in attesa di elementi storici probanti.
Il bilancio finale dei lavori del seminario è senza dubbio positivo, anche se sarà necessario proseguire con lo studio per corroborare e precisare i risultati parziali delle ricerche finora compiute; forse, come ha suggerito l’organizzatore alla fine di questa intensa giornata, si potrebbe già ipotizzare una seconda edizione del seminario, in cui discutere su tutto ciò che resta da esplorare nell’enigmatico poemetto.