(Graziella Cortese)
Forse, questa volta, è giusto dedicare le parole di introduzione al lavoro della regia: Michela Cescon è nota al pubblico per il talento di attrice in numerosi film d’autore (ha lavorato con Ferzan Ozpeteck, Matteo Garrone e Marco Bellocchio) e come interprete di teatro (si è diplomata alla scuola del Teatro Stabile di Torino); nella pellicola “Occhi blu”, all’esordio dietro la macchina da presa, si è distinta per alcune scelte anticonformiste. Innanzitutto il genere noir poliziesco, caro a un certo cinema francese, e l’idea di descrivere una protagonista insolita, un’eroina libera… come una specie di samurai.
Il film è stato proiettato fuori concorso al Taormina Film Festival.
Siamo a Roma, ma quasi la città non si riconosce: l’atmosfera è fredda e a tratti nebbiosa, le strade di notte si intersecano in incroci spettrali. Un rapinatore solitario viaggia nel buio e commette numerose rapine, è in sella a un maxi scooter e nessuno riesce a fermarlo.
Il commissario Murena è un agente vecchio stampo e non riuscendo a venire a capo dell’indagine chiede aiuto a un suo collega francese, un ex commissario noto per avere strani “poteri” psicologici che gli permettono di risolvere anche i casi più complicati. Alla fine il misterioso rapinatore chissà, forse è una donna, imprevedibile e complicata, certo non ruba per arricchirsi… e perché allora?
Il personaggio di Valeria Golino non è disegnato all’interno di una sceneggiatura, ma è libero di esprimersi, ed è costantemente in fuga: inattaccabile e silenziosa impiegata di giorno, si trasforma in viaggiatrice ribelle durante la notte.
Le atmosfere trasportano lo spettatore come se stesse leggendo un giornalino a fumetti, e la lettura è accompagnata dalla musica: la tromba e i brani jazz di Paolo Fresu.