Chiesa dei Santi Giovanni e Marta gremita di fedeli, ieri, 11 novembre, a Chivasso.

Per festeggiare San Martino, certo.

Ma, forse, soprattutto per fare vivere un’emozione indimenticabile ad una persona impareggiabile: nientemeno che una “coetanea” dell’Oftal.

Perché, se è vero che l’Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes ha compiuto quest’anno 90 anni dalla fondazione, ad opera di Mons. Alessandro Rastelli, è altrettanto vero che il 90.mo genetliaco l’ha con grande disinvoltura doppiato anche quella che, nel mondo oftaliano, è conosciuta come la “Mariuccia di Chivasso”.

Di lei ci parla lei stessa in questo video, messo a repertorio qualche mese fa, proprio in occasione di una delle iniziative celebrative.

E questo “nick name”, appunto “la Mariuccia di Chivasso” le è stato riconosciuto nientemeno che dal Presidente Generale dell’Opera, Mons. Paolo Angelino, che l’ha salutata al nostro microfono.

Ma la Signora Mariuccia Dellarole, appunto coeva di queste meritoria istituzione, ne incarna soprattutto l’anima più autentica, quella che aveva cercato capire, interpretare e rappresentare il Fondatore, insieme alla grande sua co-fondatrice, Franca Osenga.

Sicchè non è fuori luogo dire di “coetanei”, come se si parlasse di due persone: perché Mariuccia è l’esempio più autentico di cosa chieda l’Oftal ad un volontario, ad un barelliere, ad una dama.

E, altresì, questa lucidissima ed ancora attiva novantenne è, a sua volta, l’icona più persuasiva di ciò che una persona può diventare, come può crescere nello spirito e nella Fede, con la partecipazione a questa grande opera di Maria.

Impossibile, quando si parla di Oftal, non ripensare all’insegnamento che viene da quella parte della Parola di Dio illustrata dalla Lettera di San Giacomo, così pervasa da una premura: dire che nel “dna” del cristiano sono inscindibili la fede e le opere.

Così come lo sono Spirito e materia.

La concreta dimensione del servire, a contatto con l’ammalato per il quale tutto si fa, simbolo della Luce che illumina il Mondo, coesiste, sicchè reciprocamente si danno senso e sostanza, con la crescita della fede e nella fede. Tanto che non pare fuori luogo dire persino di una dimensione a suo modo contemplativa cui si perviene, compiendo questa concreta esperienza di vita cristiana affidata a Maria, Madre del Verbo e della Chiesa e, così, punto di incontro del Trascendente con l’immanente.

La Signora Mariuccia, con i suoi 100 e più pellegrinaggi di preghiera, devozione, contemplazione; i suoi 100 e più pellegrinaggi al servizio dei sofferenti nella loro umanità, dolente quanto esigente di cura e attenzione e sollecitudine per le loro necessità materiali, bisognosi di tempo da dedicare a loro.

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Le immagini a corredo di questo testo dicono di una partecipazione grande di tutta la realtà ecclesiale, di Chivasso e diocesana di Ivrea.

C’erano il Parroco don Davide Smiderle, con il Vice Parroco ed Assistente del locale gruppo Oftal, don Valerio D’Amico.

Dalla Diocesi di Vercelli, il Vicario Generale, Mons. Stefano Bedello (dire che sia originario di Trino è già esaustivo indizio, idoneo ad illustrare la sua partecipazione alla realtà oftaliana) e Mons. Giuseppe Cavallone, che in Diocesi di Vercelli ricopre l’importante ministero di Delegato episcopale per i rapporti con le Autorità Civili e Militari, ma soprattutto nella sua veste di Canonico del Santuario di Lourdes. Titolo, quest’ultimo, che è il riconoscimento più significativo per quei Sacerdoti di tutto il Mondo impegnati nella diffusione del messaggio lourdiano.

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Ebbene, un momento tanto meritato dalla cara Signora “Mariuccia di Chivasso”, che piace ricordare, come fa lei stessa nel nostro video, non dimentica anche la sua radice vercellese.

Ad multos annos!