“Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is. 61, 1): l’evento della sinagoga di Nazareth esprime in pienezza il profondo significato della domenica della Parola, poiché l’evangelista Luca (1,1-4; 4,14-21) lo pone come un grande portale che introduce il ministero pubblico di Gesù. La liturgia odierna ci presenta, uniti insieme, due brani distinti, ma collegati nel riconoscimento della Parola come realtà viva.
“Quelli che fin dall’inizio sono stati testimoni oculari sono diventati servi della Parola, è parso opportuno… scrivere per te in maniera ordinata, illustre Teofilo” (Cap. 1, 2-3). Similmente a quanto scrive l’Apostolo Pietro nella sua lettera: “Non perché siamo andati dietro a favole, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” (2 Pt 1,16), anche Luca parla di un’esperienza reale, di un incontro determinante con la Parola fattasi Uomo, con Gesù. Secondo lo stile letterario tipico degli scrittori greci, Luca prepone alla sua narrazione, una dedica a un tale Teofilo (letteralmente “amato da Dio”), simbolo di ogni uomo amato da Dio, in ogni epoca.
Il resoconto ordinato dei fatti avviene grazie a “servitori della Parola”: il termine servitori significa in greco “rematori”. E chi meglio degli apostoli che erano in gran parte pescatori, poteva remare
portando nel mondo la Parola? “La Parola – ricorda Papa Francesco – attira a Dio e invia agli altri. Non ci lascia chiusi in noi stessi, ma dilata il cuore, fa invertire la rotta, dischiude orizzonti impensati”
“Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi questa Scrittura si è compiuta nei vostri orecchi”” (4, 20-21). Tutto sembra fermarsi, il popolo aspetta in un silenzio carico di attenzione un segno di speranza, dopo l’attento ascolto del passo del profeta Isaia (61, 1-2). La brevità del commento di Gesù – forse l’omelia più corta di sempre – sorprende e invita ad accoglieree “oggi” la Parola, viva e presente, in mezzo agli uomini. L’oggi è sempre il tempo propizio per ricominciare; San Cirillo d’Alessandria affermava che l’ “oggi”, posto tra la prima e l’ultima venuta di Cristo, è legato alla capacità del credente di ascoltare e ravvedersi (cfr PG 69, 1241). In un senso ancora più radicale, è Gesù stesso “’oggi” della salvezza nella storia, presentato da Luca come il Salvatore.
L’accento è posto sulla capacità di ascolto della Parola, “nel nostro tempo dispersivo e distratto. Prima di poter parlare di Dio e con Dio, occorre ascoltarlo, e la liturgia della Chiesa, maestra e autentica serva della Parola: è la “scuola” di questo ascolto del Signore che ci parla” (Benedetto XVI).
Lc 1,1-4; 4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.
Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.