Venne presentato a Tonengo alla festa di Maria Ss. Addolorata del 15 settembre 2004, lo studio scritto da Fabrizio Dassano con la collaborazione di padre Lorenzo Piretto, che in Turchia aveva trovato i documenti del tonenghese padre Ilario Monti.

Padre Lorenzo Piretto era all’epoca superiore del Vicariato domenicano di Turchia e così scriveva nella prefazione: “…Padre Ilario Monti fu più volte superiore dei conventi di Istanbul e di Smirne, oltre che dell’intera Missione domenicana di Turchia, Missione che da lui ricevette un forte impulso di rinnovamento e di animazione apostolica.”

Nacque a Tonengo l’11 maggio 1871 “da onesti genitori, ricchi di quelle belle virtù cristiane che hanno sempre formato il più bel tesoro delle vecchie famiglie piemontesi” come scrisse Stefano Vallaro, padre della provincia di S. Pietro Martire in un articolo del dicembre 1925 sulla “Stella di S. Domenico” in occasione della scomparsa di padre Monti che avvenne al convento dei domenicani di Trino Vercellese. Quei genitori furono Angela Valle e Agostino che lo indirizzarono alla vita del seminario vescovile di Ivrea ove ebbe don Buratti come censore e il chierico Poletti prefetto all’assistenza. Intorno al 1890 maturò la sua volontà di entrare nell’ordine domenicano. Fece la professione semplice nel dicembre 1891 e iniziò i corsi scolastici nel collegio del convento di Chieri eletto a studio generale. Fu ordinato sacerdote il 19 settembre 1896 e inviato dal padre provinciale Giacinto Negri alla “Mis-sione nostra d’Oriente” assegnato a S. Pietro in Costan-tinopoli nel 1897.

Cinque anni dopo avrebbe raggiunto Smirne, sede di un’antichissima comunità cristiana, risalente ai primi tempi. La comunità è infatti menzionata tra le Sette Chiese dell’Asia cui è indirizzato il libro dell’Apocalisse (2,8-11). Rimangono anche due lettere scritte attorno al 107 da Sant’Ignazio di Antiochia rispettivamente ai cristiani di Smirne e al loro vescovo Policarpo, il primo storicamente documentato. Inizialmente suffraganea della metropolia di Efeso, divenne arcidiocesi tra il 451 e il 457 e nel IX secolo circa fu elevata al rango di sede metropolitana, con cinque diocesi suffraganee: Focea, Magnesia, Clazomene, Arcangelo e Petra. I domenicani in Turchia erano presenti dal XIV secolo perché il porto della città era lo scalo obbligato per chi raggiungeva l’Armenia, la Persia, il Turkmenistan, la Russia e la Cina.

Il cinque settembre 1902 con padre Angelo Ellena, padre Monti sbarcò dal vapore a Smirne. Come vicario iniziò a lavorare all’erezione della chiesa, praticamente senza risorse finanziarie. La preesistente società di mutuo soccorso del “Rosario” si era inserita malamente nel progetto: già tre padri precedenti fallirono nel progetto per divergenze e partiti religiosi avversi all’interno della piccola comunità cattolica. Per prima cosa il tonenghese che non andava tanto per il sottile, sciolse d’autorità la società, fonte di dissidi e con l’aiuto dell’ambasciata di Francia, ottenne il “Firmano Imperiale” cioè il permesso del sultano Abdü’l-Hamīd-i sânî.

Alienando proprietà vicine e con l’oblazione di famiglie più ricche, raccolse una somma minima e iniziò i lavori tra debiti e obbligazioni, ma ormai il dado era tratto e la chiesa serviva all’accresciuta comunità cattolica.

Padre Ilario Monti non si fece intimorire dai dubbi e dalle incertezze, forte anche del decreto di erezione della nuova parrocchia della Congregazione di Propaganda Fide giunto da Roma e che indicava anche lui come primo parroco con dispensa all’incompatibilità del doppio ruolo di superiore e parroco. L’ingegner Luigi Rossetti stese il progetto e il 4 ottobre 1903 dopo la processione in onore alla Madonna del Rosario, l’arcivescovo Poli-carpo Timoni benedisse la prima pietra. Instancabile il lavoro del tonenghese che si spese per non interrompere i lavori per nessuna ragione. I lavori furono così veloci e ben eseguiti che la chiesa fu terminata il 1° ottobre 1904 e consacrata dall’arcivescovo domenicano monsignor Domenico Marengo che la affidò al domenicano tonenghese che l’aveva eretta. La spesa raggiunse la somma di 120.000 franchi francesi, ed erano partiti con qualche decina di migliaia di franchi…

Per una ventina d’anni i debiti gravarono sulla chiesa e sulle magre finanze del convento, ma il tempio era stato costruito. Nel gennaio del 1906 la missione domenicana passò dal protettorato francese (che protestò vivacemente) a quello italiano, anche perché la stragrande maggioranza dei cattolici abitanti a Smirne erano italiani. Così il 6 ottobre 1906 alla festa del Rosario partecipò pure in veste ufficiale il marchese Imperiali di Franca-villa, ambasciatore italiano a Costantinopoli e fu issato il vessillo italiano durante l’inaugurazione della Scuola centrale retta dalle Suore d’Ivrea. Anche questo passaggio alla protezione italiana fu realizzato da padre Ilario Monti.

Nel 1923 padre Ilario Monti fu confermato per la quinta volta Superiore della Casa conservando la sua carica di vicario provinciale della missione d’Oriente, ma due anni dopo volle tornare in Italia per motivi di salute: fin dal gennaio non si sentiva bene e in maggio si portò a Costantinopoli dai confratelli di S. Pietro.

Si imbarcò per l’Italia per curare la sua malattia l’11 settembre. Si recò al convento domenicano di Trino Vercellese per guarire ma le sue condizioni peggiorarono repentinamente e il 12 novembre 1925 spirò. Scriveva ancora nel 2004 il tonenghese Lorenzo Piretto, oggi arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Smirne: “Quando ero giovane studente di filosofia e teologia avevo notato nella casa di un mio carissimo amico la foto di un domenicano. L’amico mi disse che era la foto di un suo prozio. Mia mamma completò le informazioni spiegandomi che si trattava di Padre Ilario Monti, frate all’origine della vocazione domenicana anche di suo fratello e quindi mio zio, padre Giuseppe Vittonatto. Entrarono poi tra i domenicani anche mio cugino, padre Luigi Fontana e, in ultimo il sottoscritto. Quindi si può dire che fu il padre Ilario Monti ad aprire la serie di vocazioni domenicane tonenghesi, serie che spero e prego non si interrompa…”